Alla scoperta della Fondazione Cerratelli

Chi ama il cinema, il teatro e l’arte drammatica in genere non può prescindere dal provare lo stesso sentimento verso i costumi, opere d’arte dall’inesauribile potere di incantare l’attore che li indossa e contribuire in maniera cruciale a dar vita al personaggio.

Autentici capolavori di haute couture, meravigliosi pezzi unici realizzati da sapienti mani con materiali di assoluto pregio, manufatti che divengono realtà partendo da disegni visionari cesellati dalle più brillanti menti pittoriche di ogni periodo storico: tutto questo – e molto altro – si cela dietro ai costumi di scena.
Nata a Firenze nel 1914, la Casa d’arte Cerratelli rappresenta uno dei più fulgidi esempi di maison sartoriale per il teatro e il cinema di ogni tempo. Sorta per volere di Arturo Cerratelli, baritono di gran fama, la sartoria confezionava vestiti di apprezzata finezza mentre risultava già evidente nelle mire della proprietà l’idea di fungere da grande archivio, da memoria collettiva per quella che sarebbe divenuta nel tempo un’autentica forma d’arte e di storia visiva. Testimonianze che fino al giorno d’oggi contraddistinguono l’obiettivo dell’universo Cerratelli: quello della conservazione, della memoria e della narrazione per mezzo di immagini e materia.

La Casa d’arte Cerratelli a Firenze

Saranno gli anni Trenta del Novecento a rappresentare l’apice della casa fiorentina, quando i più influenti pittori, illustratori e stilisti contribuiranno ad arricchire il preziosissimo archivio con disegni e figure per costumi che rimarranno nella storia: Balò, Buti, Salvador Dalì, Escoffier, Koloschka, Luzzati, De Chirico, Guttuso, Pietro Tosi e tantissimi altri. Dal balletto alla lirica, dalla prosa alla celluloide, Cerratelli approda nei più grandi teatri del mondo e sbarca oltreoceano, negli USA, dove l’emblematica nomination agli Oscar del 1948 ben descrive l’ammirazione di Hollywood per la sartoria toscana. Il film in questione, “El Cid” di Anthony Mann, sarà ricordato per un vestiario storicamente ineccepibile, dal fortissimo tenore lirico e dalla sublime caratterizzazione cromatica. A cavallo tra il 1930 e il 1950, nonostante gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, Cerratelli rimarrà ai massimi livelli, basti menzionare la collaborazione con Renato Guttuso per il balletto “La Giara” di scena nei maggiori teatri di tutta Europa e i leggendari costumi “a manichino” disegnati da De Chirico per il guardaroba del Teatro dell’Opera di Firenze, dove tutt’oggi vengono ammirati come opere di assoluto prestigio, gridi d’arte contemporanea dal potere visuale ineguagliato.

Una lunga lista di registi e attori si contenderanno la maestria del “filo nascosto” Cerratelli, da Eduardo De Filippo a Renato Castellani, da Luchino Visconti a Giorgio Strehler, da Jean-Pierre Ponnelle a – vedremo con quale rilevanza – Franco Zeffirelli.

Villa Roncioni a Pugnano (PI), sede della Fondazione Cerratelli

Con l’avvento del boom e dei favolosi anni Sessanta, il marchio Cerratelli mantiene vivissima la sua attività teatrale e cinematografica affiancandola al nuovo media che ha conquistato il mondo e naturalmente anche il Bel Paese: la televisione. Tutto ciò grazie alla sinergia, che perdurerà vita natural durante, con Franco Zeffirelli. Un amore unico, un sodalizio eterno, un gioco di intese semplicemente perfetto; la finezza e l’estro del regista fiorentino andranno a braccetto con le qualità sartoriali di Cerratelli per più di trent’anni. Saranno autentici incantesimi, quei costumi che adorneranno personaggi come quello interpretato da Anna Magnani ne “La Lupa” o gli storici abiti rinascimentali dei Borgia, produzione della BBC plurivincitrice di premi internazionali, o ancora Maria Stuarda, Gesù di Nazareth e innumerevoli sceneggiati Rai, fino ad approdare al cinema con “La bisbetica domata”, il lungometraggio dal cast internazionale “Amleto” e la pietra miliare di Zeffirelli, il “Romeo e Giulietta” che per decenni è stato un classico del cinema italiano. Per quanto riguarda il teatro, da Verona a Catania, passando per Firenze, la Scala di Milano, l’Opera di Torino e quella di Roma, possiamo dire che ogni rappresentazione – sia essa prosa o lirica – diretta da Zeffirelli, si è potuta fregiare degli abiti della Casa Cerratelli.

Costumi originali in mostra

Collezioni di costumi unici e mitici che hanno riflettuto delle luci del cinema e della TV ma che, come detto, principalmente hanno vestito i corpi densi di pathos dei più grandi cantanti lirici e compagnie teatrali di tutto mondo: la maison Cerratelli ha calcato i palchi dell’Opera House di Sidney, del teatro dell’opera di Stoccarda e Amburgo, del Comedie di Parigi, fino al Metropolitan Square Garden di New York, l’Opera Theatre di Chicago e la Royal Albert Hall di Londra.
Di questa inestimabile memoria drammatica e artistica che rende merito al nostro Paese come poche altre eccellenze, rimane una vastissima collezione di costumi e disegni originali, oggi splendida meta da visitare e fondamentale oggetto di studio per gli addetti ai lavori e gli accademici dell’arte drammatica e visiva: si tratta della Fondazione Cerratelli, una realtà che ha salvato la storia della casa fiorentina nel 2005, nata grazie all’instancabile lavoro di Floridia Benedettini, proprietaria di una Maison sartoriale a Pisa, la quale ha deciso di proteggere e tutelare l’omnibus Cerratelli allestendo presso Villa Roncioni a Pugnano, nel Comune di San Giuliano Terme, una mostra permanente, un’associazione di tutela e studio, un ricchissimo calendario di eventi e soprattutto un archivio che conserva più di ottantamila disegni originali e una collezione di trentamila costumi di scena, pezzi unici dallo straordinario valore intrinseco e divulgativo.

Un archivio di trentamila costumi originali

Cosa possiamo aggiungere? Prenotate una visita per un tuffo nella bellezza qui (http://fondazionecerratelli.it), attraverso più di un secolo di arte e di storia che si legano indissolubilmente nella rara e complessa disciplina della sartoria, generando la summa dell’arte drammatica, uno dei più grandi esempi di grandezza dell’Italia nel mondo.

Michele Simonetti