Giornalismo: un lavoro pericoloso

Sta diventando davvero pericoloso fare i giornalisti. Questo emerge da un’analisi di Reporter senza frontiere: aumentano i reporter uccisi che salgono a 57 soprattutto per la guerra in Ucraina, ma quello che salta subito all’occhio è che il 2022 è stato il peggior anno di sempre per coloro che cercano di raccontare i fatti e che sono stati incarcerati. Undici sono stati assassinati solo in Messico, quasi il 20 per cento del numero complessivo di giornalisti uccisi in tutto il mondo. Le cifre del Messico, insieme a quelle di Haiti (con sei morti) e del Brasile (con tre morti) hanno contribuito a trasformare il centro America e l’America del sud nelle regioni più pericolose del mondo per i media, con quasi la metà (47,4 per cento) del numero totale di giornalisti uccisi in tutto il mondo nel 2022. Inoltre, al momento, nel mondo ci sono 65 giornalisti trattenuti in ostaggio e 49 scomparsi.

Nel 2022 sono stati incarcerati 533 giornalisti, 40 in più rispetto all’anno precedente e in questo la Cina ha il primato per operatori dell’informazione finiti dietro alle sbarre tanto che dei 533, 110 sono proprio lì. Seguono la Birmania con 62 incarcerati, l’Iran con 47, il Vietnam con 39 e la Bielorussia con 31. Messico e Brasile sembrano essere le terre più pericolose per gli operatori dell’informazione. A tal proposito citiamo Dom Philip il cui cadavere è stato ritrovato nella foresta amazzonica proprio quest’anno.

Anche se l’Unesco dedica una giornata mondiale on line contro l’impunità dei crimini ai danni dei giornalisti, la situazione sembra ogni anno più grave. Il giornalismo sta diventando un mestiere pericoloso in particolare per chi vuole raccontare la verità e le ingiustizie di altri paesi, non solo del proprio. Come sempre i più esposti sono i freelance che lavorano senza copertura di un editore e che quindi si devono far carico in proprio dei rischi. Tutti ricordiamo Enzo Baldoni e la violenta fine che gli è toccata.

Il 2021 era stato dichiarato anno nero del giornalismo, ma il 2022 non sembra da meno. E se alcuni colleghi lavorano comodamente seduti in poltrona c’è ancora chi vuole raccontare i fatti secondo verità e recandosi direttamente nei paesi interessati. Gli inviati accreditati però, almeno in Italia, rimangono una minoranza. E’ come se in questo periodo la Stampa vivesse una dicotomia, da una parte operatori che vanno in Tv o che lavorano in comode redazioni, dall’altra inviati che viaggiano a proprie spese e rischio pur di raccontare ciò che accade nel mondo.

La Stampa deve rimanere indipendente e seguire un certo pluralismo se non vuole perdere credibilità in chi la segue, cosa che accade per esempio per molta della nostra carta stampata che nelle classifiche dei paesi che godono di libertà di cronaca è molto in basso, vicina a paesi che vivono ditatture a volte violente.

Bianca Folino