Il vino di Leonardo

Lo conosciamo per i suoi meravigliosi quadri e per le mirabilanti invenzioni di macchine e strumenti fuori dal comune, in una parola lo conosciamo per il suo genio. Ma Leonardo aveva anche una vigna che tutt’ora si trova in centro a Milano, nei giardini della Casa degli Atelliani che apparteneva proprio al Da Vinci, un dono di Ludovico “il Moro” all’artista fiorentino, in cambio del Cenacolo.

La vigna è tornata a nuova cita grazie all’Expo 2015 con la piantumazione di nuovi viticci all’interno dei filari originali che producono il Malvasia di Candia Aromatica, cioè il vino di Leonardo. Già nel 2007 furono ritrovati dei residui biologici vivi del vigneto originale e questo è stato il punto di partenza per ricostituire la vigna. Questo dono era molto caro a Leonardo tanto che ne fa menzione anche nell’ultimo scritto che l’artista ha lasciato, cioè il suo testamento nel quale fa dono della vigna ai familiari. Il Moro aveva preso la villa e aveva offerto a Leonardo che non era più apprezzato dai Medici fiorentini per le sue invenzioni belliche, un muro per dipingere l’ultima cena, opera tutt’ora ammirata da turisti e estimatori. La vigna si trovava a pochi passi da Santa Maria della Grazie nel cui refettorio Da Vinci dipinse il famoso affresco. Il dono degli Sforza avrebbe permesso a Leonardo di edificare, perché tale diritto gli era concesso insieme a quello della cittadinanza milanese alla quale aspirava.

In realtà la caduta degli Sforza ad opera dei francesi renderà vano lo sforzo di Leonardo che dopo una sola vendemmia, dovette lasciare la città. La vigna venne quindi affittata perché la curasse al padre di uno dei suoi garzoni, Gian Giacomo Caprotti. I francesi revocarono le donazioni degli Sforza e la vigna fu ceduta ad un funzionario che vantava dei crediti dal duca. Questa confisca non andò bene all’artista fiorentino che se ne lamentò con il luogotenente del Re francese il quale gli restituì la vigna. Il piccolo tesoro di Leonardo ha resistito al passare del tempo e alla progressiva urbanizzazione di Milano. Nel 1920 l’architetto Piero Portaluppi restaurò la Casa degli Atellani e inglobò la vigna nell’amplimanento del giradino. La casa e anche la vigna riuscirono a resistere anche ai bombardamenti del 1943, però su tutti questi possedimenti calò il silenzio fino a quando un enologo non si innamorò del Malvasia di Candia Leonardiano e iniziò a cercare dove potese essere. Gli eredi di Portaluppi furono con lui molto disponibili e gli fecero vedere che la vigna era scomparsa ma se ne conservavano alcuni segni nel terreno.

Da qui ci fu una reale cordata di personaggi che riucirono in vari modi a trovare i fondi necessari al ripristino della vigna di Leonardo, a partire dai pochi tralci rimasti fino all’Expo del 2015 che diede nuova vita a tutto. La Malvasia era tra i vini più apprezzati del Rinascimento e della qualità leonardiana se ne ritrovano tutt’oggi tracce in Emilia Romagna, sui colli piacentini.

Bianca Folino