L’omino dei cani

Ha scelto il suo nome di battesimo come alias per i suoi libri. Aquilino, al secolo Aquilino Salvadore, è entrato nella squadra di scrittori della PlaceBook Publishing & Writer Agency con il libro “L’omino dei cani”. Nato a Varese, Aquilino vive a Oleggio, in provincia di Novara. Ha al suo attivo la pubblicazione di una sessantina di libri per ragazzi e adulti. Drammaturgo e regista, presidente dell’associazione “Tecneke”, coordina una compagnia teatrale di ragazzi dai dodici ai diciotto anni. Ha vinto numerosi premi di letteratura e di teatro. Sito web: www.aquilino.biz. Proponiamo ai lettori la sua intervista.

A quale target di lettori ti rivolgi con il tuo libro?

Lettori di ogni età che abbiano in comune la particolare sensibilità che rende capaci di giudicare e apprezzare un libro al di là dei premi, delle recensioni, degli incontri con l’autore, delle suggestioni dell’editoria. Lettori di mente aperta, che non temono la diversità, il non allineamento con le idee correnti. Lettori alla ricerca di idee originali e stimolanti.

Quali strumenti di promozione utilizzerai?

Qualche incontro che non si riduca ad ascolto passivo e firmacopie, ma che sia occasione di confronto e discussione. Rinuncio alle passerelle d’autore, perché ciò che importa non è chi l’ha scritto, ma il libro in sé. L’incontro deve rendere protagoniste le idee e la scrittura che le veicola.

Questa non è la tua prima esperienza editoriale, come hai conosciuto la Placebook?

Ho trovato il link in un post online, sono quindi andato sul sito e ho trovato gradite sorprese relative alla presentazione e al contratto. Ho poi avuto una conversazione telefonica cordiale ed esauriente, che mi ha convinto a firmare il contratto.

E come ti sei trovato?

Finora molto bene. I tempi sono stati eccezionali, in breve il libro mi è arrivato a casa. La collaborazione è stata precisa e attenta alle esigenze dell’autore. Il prodotto finale accattivante e competitivo.

Come hai scelto il titolo?

Questo volume fa parte di una serie intitolata “L’omino…”. Finora ho pubblicato “L’omino di carta” e spero che seguiranno gli altri che ho scritto: “L’omino dei dolci”, “L’omino degli angeli”, “L’omino di Dio”. Ora sto scrivendo “L’omino dei miracoli”. Sono stato ispirato dai racconti filosofici di Voltaire che trasmettono idee plasmando una scrittura al di fuori delle mode, passando senza traumi da un genere all’altro: commedia, dramma, fantastico, avventura, storico, umoristico…. Una specie di ragionar divertendo.

Presentati ai lettori, chi è Aquilino?

Aquilino è il nome di battesimo. L’ho scelto come nome d’arte nel 1994 quando ho pubblicato il mio primo libro, “Il fantasma dell’isola di casa”, vincitore del Premio Il Battello a Vapore della Piemme. Ora sono un insegnante in pensione che ha scritto più di sessanta libri sia per ragazzi sia per adulti (e ne ha altrettanti inediti) e ha vinto numerosi premi letterari e teatrali. Oltre a scrivere da tre a sei ore al giorno, mi occupo di teatro sia come drammaturgo sia come regista e responsabile dell’associazione Tecneke, con un gruppo di ragazzi dai tredici ai diciotto anni e un gruppo di sei diversamente abili. Sono un poco orso, me ne sto volentieri nella mia caverna a scrivere, leggere e curare il giardino. Non accetto inviti, non viaggio, non faccio vacanze.

Hai degli autori ai quali ti ispiri?

Oltre a Voltaire, la Morante di La Storia (ma non dell’Isola di Arturo), Conrad, London (ma non date i suoi libri ai ragazzi, sono crudeli ed esaltano l’uomo dominatore… e forse è un effetto gradito), Primo Levi, Hugo dei Miserabili, Tournier del Re degli ontani, Fenoglio, Genet, Flaubert di Salammbò… Leggo molto. Ora sto leggendo saggi sull’ateismo e i libri di Alberto Manicardi (stimolanti e affascinanti). Ho letto tutto sulla civiltà greca.

Cosa occorre a tuo giudizio per un reale cambiamento di un paese?

Lo dicono i cani, non lo dico io. Anzitutto onestà nelle intenzioni. Mettersi quindi in politica non per imporre un’ideologia, non per interesse personale, non per favorire gruppi di potere, ma per dedicarsi al benessere e alla dignità dei cittadini, per salvaguardare il pianeta, per tutelare le minoranze e le diversità, per difendere i diritti di tutti senza farsi influenzare dai preconcetti e dalle norme religiose. Avendo sempre in mente un quadro generale della situazione, senza farsi sviare dai dettagli che servono spesso solo per demonizzare chi ha idee non ortodosse.

Gli animali hanno qualcosa da insegnarci?

Certo. Non perché subiscono la domesticazione e riempiono vuoti affettivi, ma perché sono l’anello di congiunzione tra noi e la natura, essendo più espressivi e comunicativi di un minerale o di una pianta. Gli animali ci ricordano chi eravamo nella storia evolutiva e ci ammoniscono su chi siamo adesso: sfruttatori, divoratori, massacratori nei loro confronti. Più che un tramonto suggestivo, l’animale ci può riportare a un rapporto maggiormente consapevole con il pianeta e con il cosmo, perché ha una voce che possiamo ascoltare e comportamenti da cui possiamo imparare.

E quanto la Politica si è allontanata dalla società civile?

Nel significato comune, molto. Non lo dico io, lo dicono i politici. Quando rilasciano interviste, quando parlano del popolo che loro hanno in mente, una massa anonima di obbedienti e anzi di sottomessi. Sono loro stessi a dichiararsi ignoranti per quanto concerne la sopravvivenza dei pensionati minimi, dei disoccupati, dei giovani senza futuro, dei bambini in ambienti criminali, delle donne senza risorse, delle vittime di pregiudizi morali e sessuali, degli immigrati, degli schiavi in campo lavorativo… In un significato particolare, Civiltà è anche sinonimo di sfruttamento della natura e degli altri uomini, degradazione dell’ambiente, mercificazione, spersonalizzazione, genocidio, guerra… Ecco, in questo senso sono molti i politici-alfieri di una Civiltà che possiamo rappresentare come un carro armato in un campo di girasoli.

Quale messaggio vorresti arrivasse dal tuo libro?

Anzitutto, un messaggio artistico. Che scrivere non deve per forza riguardare fatti privati e minimi. La scrittura, a mio parere, deve sempre avere un’apertura sul mondo, uscire dalla comfort zone e farsi universale, abbattendo le barriere di pensiero e di fede. Essa deve darci non solo una storia (ci sono già i serial televisivi!), ma uno stimolo intellettuale, un arricchimento mentale, aprendo il sipario su paesaggi diversi dal quotidiano. Inoltre, la scrittura monocroma mi intristisce sempre e mi annoia. L’esperienza teatrale mi ha dato molto per la costruzione dei dialoghi. L’amore per l’arte visiva e la musica (e la lezione di Voltaire) mi hanno fornito spunti per una scrittura policroma, che miscela i generi, spiazza e sorprende, diverte e appassiona, commuove e comunque fa riflettere.

Stai già scrivendo qualcosa di nuovo?

Sto scrivendo “L’omino dei miracoli” (un altro omino si mette, senza volerlo, a fare miracoli; viene dapprima esaltato e venerato dalla folla dalla quale scappa; si tenta di inglobarlo in una fede religiosa, e poi al suo rifiuto lo si demonizza eccetera). Inoltre, ho in pausa un libro su un interessante imprenditore locale del secolo scorso e sto editando alcuni libri per ragazzi scritti anni fa. Tra poco scriverò il nuovo copione per i ragazzi del teatro, rinnovando la mia passione per la tragedia greca; e sarà “Salviamo Ifigenia”, dramma che vede un gruppo di ragazzi d’oggi tentare di salvare l’amica Ifigenia dal sacrificio imposto dal dio, altrimenti l’esercito non partirà per la guerra.

Bianca Folino