Scrivere divertendosi

Due libri per la collana “Città in giallo” e un romanzo intitolato “Canyon Diablo”, è questo il bilancio letterario ad oggi di Dario Balzaretti che da tempo fa ormai parte della squadra di autori targati PlaceBook Publishing & Writer Agency. Per Balzaretti il senso della scrittura è divertirsi e per quanto prediliga solitamente temi storici, da qualche tempo si sta dedicando al genere giallo. Una passione coniugata con il Western thriller per questo suo ultimo libro dove affronta nuovamente il tema della pedofilia, già trattato nei due libri di “Città in giallo”. Balzaretti, piemontese doc, si è laureato in Lettere con indirizzo storico medievale all’Unviersità di Torino ed ha ottenuto diversi riconoscimenti. Prima della pensione, che attualmente gli lascia il tempo per scrivere, ha lavorato come giornalista free lance e come insegnante. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.

Dario Balzaretti

Possiamo definirti un giallista?

Scrivo in genere romanzi storici. Tuttavia con Minotauro e Canyon Diablo sono a tre gialli (il primo è stato Delitto a Scuola pubblicato da Nulla Die parecchi anni fa). Scrivere gialli mi diverte molto (è questo per me il senso della scrittura). Mi diverte l’architettura dell’intreccio, la caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione. Lo studio della psiche. I miei sono gialli a sfondo sociale, poiché trattano sempre temi di attualità; direi persino di cronaca.

Ci racconti chi è Dario Balzaretti?

Sono un insegnante in pensione. Laurea in Lettere a indirizzo storico medievale. Ho lavorato per circa sei anni come giornalista quaranta come insegnante nelle scuole superiori. Ho studiato pianoforte e clarinetto e suono in un’orchestra novarese di fiati. Scrivo dai tempi del liceo. Come ho detto lo scrivere per me è un divertimento, un piacere dello spirito; come la lettura del resto. Studio la Storia medievale, ovviamente, il Tardo antico, ma non disdegno la Storia contemporanea.

Perché hai scelto il Western per il tuo thriller?

Sono sempre stato appassionato di film western fin da bambino. Soprattutto dei western all’italiana (Sergio Leone, ma anche altri cineasti). Ho scelto un periodo storico per Canyon Diablo immediatamente successivo alla guerra di secessione americana, metà dell’800, perché per gli USA fu un momento significativo di ricostruzione, non solo materiale, ma anche morale. Infatti nel romanzo il protagonista è un detective di un’importante agenzia di investigazione, realmente esistita, che è portatore di comportamenti etici: contrario al razzismo e solidale con il mondo femminile. Soprattutto lotta contro la corruzione e, in ordine agli eventi del romanzo, la pedofilia, che non è un dramma solo della contemporaneità. La pedofilia è anche il tema dell’altro giallo: Minotauro.

E secondo te perché il Western ha ripreso piede anche al cinema e nelle serie Tv?

Perché il west credo che rappresenti la dinamica della ricerca, dell’andare avanti contro le avversità per costruire un modo migliore. Idealmente. Storicamente la conquista delle terre del Nord America è stato tutt’altro. Ma si è voluto imbastire un mito che ancora oggi ha una sua attrattiva.

E il titolo come lo hai scelto?

Per quanto concerne Canyon Diablo dal nome della città dell’Arizona in cui avvengono i fatti. Per Minotauro, visto che il tema è la pedofilia, il mito storico del mostro che esigeva un tributo di fanciulli e fanciulle da Atene andava a pennello come titolo.

Hai preferito scrivere seguendo la snellezza dei gialli di “Città in giallo” o il tempo dilatato del romanzo?

Quando proposi Minotauro l’Editore mi disse che era troppo lungo per la collana Città in giallo. Così decidemmo di pubblicarlo in due volumi. Devo confessare che mi riesce un po’ difficile scrivere romanzi troppo contenuti Concordo però che il giallo debba avere dei tempi più snelli rispetto ad altri generi, come il romanzo storico, per esempio.

Ci sono autori ai quali ti ispiri?

Mi piace molto la letteratura americana, John Steinbeck, John Fante, Philip Roth, Herman Melville. Per quanto concerne il romanzo storico il Manzoni e Ildefonso Falcones.

La tua formazione accademica potrebbe definirsi storica, ecco la Storia è importante a tuo giudizio?

Sì, ho una formazione storica ed ovviamente ritengo la Storia molto importante. Nel primo libro delle Storie Polibio asserisce che la Storia è il fondamento per l’educazione degli uomini. Tucidide ne La guerra del Peloponneso afferma il medesimo concetto sebbene oggi tra gli studiosi oggi vi sia qualche dubbio sul famoso assunto de historia magistra vitae scritto da Cicerone nel De Oratore. In effetti se fosse così non ci sarebbero le guerre. Tuttavia la Storia consente di comprendere l’agire umano e di riflettere sull’evoluzione della nostra specie. Per questo può essere un elemento fondamentale nella letteratura che, credo, sia una delle discipline più importanti per analizzare la mente e i comportamenti umani.

E il passato rimane sempre un ambito dal quale possiamo trarre qualche insegnamento?

Come ho detto prima non sempre si può affermare che il passato sia di insegnamento. Conoscere però da dove veniamo, quali sono le nostre radici, resta comunque utile per capire il presente. Non so se può essere utile per prospettare il futuro.

Stai già scrivendo qualcosa di nuovo?

Ovvio. Nulla die transeat sine linea, diceva Seneca. L’esercizio della scrittura, essendo molto complesso, richiede un esercizio costante. Un grande scrittore piemontese, Beppe Fenoglio, diceva che da ogni dieci pagine scritte, ne traeva una sola buona. Occorre scrivere, elaborare, limare. Cancellare: la cosa più difficile da imparare per uno scrittore, credo, sia cancellare ciò che si è scritto e riscriverlo meglio, se possibile. Sto finendo un romanzo di cui però non voglio parlare perché è come una statua di marmo appena abbozzata. La lucentezza e l’armonia plastica si vedono solo alla fine.

Bianca Folino