Tavola Ouija: il fascino dell’occulto

La tavola Ouija, o tavola spiritica, suscita sempre una grande curiosità a chi si avvicina al mondo dell’ occulto. Ma cos’è? È un dispositivo composto da una tavola con lettere, numeri e altri simboli (il sole e la luna) e un indicatore o puntatore chiamato “planchette”. Comunemente si ritiene che sia un mezzo di comunicazione con l’aldilà. La tavoletta Ouija che conosciamo oggi è stata inventata da Elijah J. Bond, un avvocato, e Charles Kennard. Nel 1901 William Fuld rilevò i diritti di sfruttamento del brevetto, che non aveva ancora un nome e lo immise nel mercato con quello che noi tutti conosciamo: Oui (sì) Ja (sì), nelle due lingue, francese e tedesco. Nel periodo in cui fu creata c’era un grande interesse per lo spiritismo e i medium. La borghesia dell’epoca era affascinata e spaventata al tempo stesso dal mondo dell’occulto, pagava fior di quattrini per mettersi in contatto con i propri defunti, imbattendosi molto spesso in truffatori. Un secolo dopo i diritti del marchio furono acquistati dalla Hasbro, che la rese uno strumento alla portata di tutti, specialmente dei più giovani, senza rendersi effettivamente conto della pericolosità nell’uso errato della stessa.

In realtà lo scopo era prettamente ludico, un gioco per intrattenere, la verità è che esistono molte ombre oscure su questa invenzione.

Il film “L’esorcista” è tratto infatti da una storia vera, il protagonista era un ragazzo che appassionato di occultismo, si cimentò con la Ouija, scatenando una vera e propria possessione diabolica.

Un altro caso interessante fu quello di Vallecas, dove la ragazza protagonista, Estefania, sembra abbia usato la tavola per mettersi in comunicazione col fidanzato morto, innescando a sua volta una serie di eventi terrificanti che la portarono alla morte.

Naturalmente tutto questo non dà una risposta assoluta sulla natura della tavola, ma la cautela nell’uso di questo oggetto è d’obbligo.

La Ouija è composta da una superficie di legno, plastica o carta su cui sono disposte le lettere dell’alfabeto e i numeri dallo 0 al 9 in due archi. Ai lati le parole Sì e No e in basso la parola Addio. Ci sono anche un sole e una luna che stanno a indicare la natura dello spirito evocato. Buono, sole. Cattivo, luna.

Per comunicare si usa un cursore a forma di goccia, la planchette, con una lente trasparente attraverso la quale si individuano le lettere e i numeri, durante le sedute. In alternativa può essere usato un bicchiere, in questo caso le lettere vengono posizionate in modo circolare. Il suo funzionamento è molto elementare, gli officianti pongono delle domande a presunte entità sovrannaturali che farebbero muovere l’ indicatore sul quale tutti i presenti posano il loro dito indice e medio, puntando le varie lettere che comporranno una frase o una parola da interpretare o contestualizzare.

L’evento può essere spiegato scientificamente, con quello che viene definito effetto ideomotorio o effetto Carpenter, che consisterebbe nel fatto che il nostro sistema nervoso sarebbe in grado di generare movimenti meccanici del corpo non avvertiti come volontari. Lo stesso comportamento è presente nell’ipnosi, un processo che genera movimenti involontari grazie a pensieri o immagini mentali.

Non esistono prove reali, circa la validità della tavola come strumento di comunicazione con gli spiriti. La suggestione potrebbe essere la causa delle esperienze psicologiche dei partecipanti. Tuttavia sarebbe meglio usare delle precauzioni e utilizzarla in modo responsabile per evitare risultati catastrofici.

Quando si usa una Ouija si parta dal presupposto che si può aprire una porta su un mondo sconosciuto, la cui chiusura potrebbe essere difficoltosa.

Partendo da questo assunto, sia chiaro che non si ha il controllo di quale sia il tipo di entità che risponde. Ciò significa che si potrebbe entrare in contatto con spiriti negativi o indesiderati. Il postulante deve sempre avere ben chiara la natura della sua richiesta e delle sue intenzioni, essere in uno stato emotivo equilibrato e creare un’aura di protezione intorno a sé, per esempio visualizzando un cerchio di luce e cospargendo del sale. Non dovrebbe essere usata da soli ma con la presenza di almeno altre due persone. Non si dovrebbe usare in luoghi notoriamente infestati, come i cimiteri. Non si deve permettere agli spiriti presenti di contare numeri e lettere al contrario. La sessione con la Ouija deve essere chiusa in modo corretto. Si ringraziano gli spiriti e si chiude la connessione in modo chiaro. La chiusura deve sempre essere fatta, la tavola non va mai lasciata aperta, la planchette riposta in un sacchettino e il tutto sistemato in ordine e in punti separati della casa.

Esistono alcuni falsi miti sulla Ouija. Uno di questi narra che se viene bruciata emette un urlo e chi lo sente muore entro trentasei ore.

Questo è un falso, uno dei tanti messi in giro per aumentare l’alone di mistero intorno a essa. Inoltre è importante sottolineare che l’efficacia o l’inefficacia della tavola non dipende dal materiale con cui è fatta ma dalle credenze personali e dal personale stato psicologico, dalla propria apertura mentale e dalla concentrazione.

Esiste una leggenda secondo la quale la tavola sarebbe molto antica e risalirebbe addirittura a Pitagora che la usava per mettersi in comunicazione con l’aldilà, ma di questo non esiste nessuna prova. Storicamente comunque, delle tavole parlanti simili alla Ouija, si trovano nella dinastia cinese Liu Song nel quinto secolo dopo Cristo. Ultimo e non meno importante sulla lapide dell’inventore esisterebbe impressa una piccola tavoletta per dare la possibilità a chi lo volesse, di mettersi in contatto con lui.

Concludendo, indipendentemente dalle proprie credenze, l’uso della Ouija può essere intrigante, ma è d’obbligo essere consapevoli dei pericoli associati.

Sonia Filippi