Un incontro ravvicinato: Vicenza 1952

La rivelazione incredibile di un ex militare, farebbe retrodatare il primo IR3 in provincia di Vicenza?

Prima parte

Si discuteva in un nostro articolo pubblicato qualche mese fa, se un eventuale entità aliena possa essere considerata benevole o meno. Ebbene nell’arco delle indagini che ho compiuto nel corso degli anni, posso semplicemente affermare che ad oggi non esiste una risposta certa e sicura. Ma a mio modo di vedere, considerando che finora nessuno è mai morto per un incontro con un presunto umanoide, potremmo azzardare l’ipotesi che tali entità possano essere classificate come entità positive o quantomeno non negative. Positive, per qualcuno che reputa un ipotetico incontro con esse come una sorta di crescita spirituale; non negative per chiunque consideri un incontro con esse come una sorta di “incrocio” di razze diverse di cui una interessata a studiare l’altra. E tali ipotetici Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (in sigla IR3 secondo la classificazione della tabella elaborata dall’astrofisico e ricercatore ufologico Josef Allen Hynek nel 1972, in cui un incontro ravvicinato “del terzo tipo” indica una osservazione di “esseri animati” in associazione con un avvistamento di UFO) potrebbero in realtà risultare essere molti più di quanto possiamo credere! E ciò accade in ogni luogo del Mondo, non solamente negli Usa come oramai siamo portati a credere tramite la cinematografia Hollywoodiana: questi casuali (ma siamo veramente sicuri che siano casuali?) incontri avvengono pure nel nostro amato Bel Paese! E la storia ufologica dell’Italia annovera una moltitudine di IR3.

Alcuni di essi sono piuttosto conosciuti poiché saliti alla ribalta della cronaca per i motivi più svariati ma altri sono emersi in modo alquanto casuale e in circostanze riservate.

In effetti a volte le cose possono capitare per puro caso oppure per volontà altrui, e diventiamo anche inconsapevolmente i ricettori di confidenze discrete e intime che mai avremmo pensato. E quando ciò accade possiamo riflettere se lo è per merito nostro oppure perché il modus operandi fino ad ora espresso è risultato essere corretto e affidabile, tale da considerarsi degno di essere inaspettatamente premiato con altrui “segreti” rimasti per anni gelosamente rinchiusi nel profondo dei ricordi. In questo caso che andrò a raccontare, credo che valga la seconda ipotesi. Siamo nel 2014 e in seguito ad una serata pubblica di divulgazione ufologica svoltasi in provincia di Vicenza con buona affluenza di pubblico, e successivamente in seguito alla mia partecipazione all’approfondimento pre-TG dal titolo “In fondo” sull’emittente televisiva locale TVA Vicenza, un allora mio vicino di casa mi invita “stranamente” a bere un caffè a casa sua, chiedendomi di andare con mia moglie e mia figlia con lo scopo che quest’ultima possa giocare con il suo cane. Ho apostrofato “stranamente”, poiché in tanti anni di vicinato non era mai successo, nonostante i buoni rapporti che sussistevano fra noi. Incuriosito accetto e così ci presentiamo dopo pranzo tutti e tre a casa di Mario (nome reale del vicino) venendo accolti molto cortesemente dalla moglie e dalla figlia di quest’ultimo. Una volta accomodati ed iniziati i convenevoli, Mario mi invita a seguirlo nel suo studio, stanza di lettura e meditazione culturale come da lui stesso ribattezzata. Ero a conoscenza che Mario era un ex maresciallo dell’Aeronautica Militare Italiana a riposo con trascorsi all’estero per conto Nato in missioni umanitarie (Congo Belga, Sud Africa, ecc). Ma grazie a quell’incontro ho avuto il piacere di approfondire la conoscenza di quest’uomo che si è rivelato essere estremamente colto, riflessivo e perspicace. La cosa che mi ha sorpreso maggiormente è stato indubbiamente il suo interesse per gli studi classici e le lingue antiche e la sua profonda cultura filosofica; tutti elementi che a primo impatto si scontrano con il modo sciatto ed approssimativo del suo modo di vestire e a un primo approccio diretto e schietto. Sul tavolino del suo studio si trovava aperto un vecchio libro, oramai consumato, scritto in latino con appunti a bordo pagina scritti a mano e in matita ed un foglio bianco con riportate frasi in italiano. Mario, vista la mia curiosità posarsi su tale volume mi spiegò che si trattava di una raccolta di miti greci, scritti in duplice forma: in latino e in greco. Le traduzioni a margine in italiano erano sue poiché secondo lui c’erano delle differenze fra il passaggio da una lingua ed un’altra e con l’ulteriore traduzione in Italiano si perdevano quei piccoli dettagli che rendevano “unici” quei racconti mitologici. Questo mi bastò per capire chi avessi di fronte! Indubbiamente un individuo dalla cultura medio alta che non si fermava certamente alla mediocrità dei dettagli, ma dedito alla loro ricerca più profonda, per ricavarne da essi il succo ultimo dell’essenza. Una volta terminata la sua breve delucidazione, egli venne immediatamente al punto: “Sai, ti ho visto in Tv qualche settimana fa. Non sapevo che ti occupassi di ufologia. Bravo!” Immaginavo che l’invito potesse avere qualche attinenza con l’ufologia, visto la “casualità” della tempistica e la sua eccezionalità quasi in concomitanza con la trasmissione…

“È una passione come un’altra” fu la mia risposta.

“Bene ascolta questo,” mi disse “ lo sai che fui un maresciallo per conto Nato? Potrei raccontarti che in volo fra un viaggio di trasferimento ed un altro, più di qualche volta vidi velivoli luminosi fatti in modo anomalo. Potrei trattenerti fino al tramonto per raccontarti tutto!”

Mario allora raccontò alcuni aneddoti che riguardavano avvistamenti di “uova” volanti emettenti una luce intensissima, palloni schiacciati che seguirono l’aereo per qualche minuto in cui egli si trovava come personale aggiunto e del fatto che in nessuna delle occasioni in cui successero tali eventi, il pilota di turno fece rapporto una volta atterrati. Mi raccontò anche che una volta quand’era giovane e nuova leva, mentre faceva servizio di sicurezza assieme ad un collega in meridione d’Italia, furono letteralmente sorvolati da un pallone da rugby di un metro circa. Si trovavano a piedi e stavano facendo la “ronda” quando una luce dall’alto illuminò verso terra; alzarono d’istinto gli occhi al cielo e a qualche metro dalle loro teste stazionava appunto un oggetto in tutto e per tutto simile ad un pallone da rugby. Era immobile, silenzioso e non faceva nulla di anomalo. Per dirla con le sue esatte parole, “Sembrava la nuvola di Fantozzi!”; così si espresse ridendo con me Mario, ricordando l’evento. Pochi attimi dopo, scomparve!

“Non so se sia sparito, ma fatto sta’ che non lo abbiamo più visto!” fu la sua conclusione circa quel fatto.

Considerando che nel 2014 Mario aveva 77 anni, e che all’epoca dell’avvistamento ne aveva 21, stiamo parlando della fine anni ’50 e più precisamente del 1959. All’epoca, mi spiegò, sapevano già di oggetti non identificati che sorvolavano i cieli, ma per lui ed il collega fu una novità trovarselo a pochi metri sopra le loro teste. Di quell’esperienza non ne fecero parola a nessuno, tranne ad un ufficiale loro amico il quale non pareva essere molto interessato all’evento, anzi per dirla in tutta onestà non gliene fregava nulla! Ad oggi non sa perché non parlarono con nessuno della cosa: “di certo,” mi disse, “non per paura. Ma forse perché non ci rendemmo completamente conto nemmeno noi di che cosa fosse accaduto in realtà…”.

Questo evento fu il primo di Mario in “divisa”, ma non il primo in assoluto. Bisogna tornare indietro di qualche anno quando egli ne aveva 13 o 14 ed era un ragazzino. Siamo allora nel 1951 o 1952, non ricorda bene. Ma l’evento che mi raccontò ha dell’incredibile. Ecco il suo racconto: Mario all’epoca tredicenne o quattordicenne si trovava in aperta campagna nella zona di Noventa Vicentina (località compresa fra le province di Vicenza e Padova) con la sua bicicletta “tutta scassata” intento a giocare con altri suoi coetanei. Era un tardo pomeriggio di un’estate particolarmente afosa e i ragazzini si divertivano a rincorrersi in mezzo alla vegetazione ed al grano quando in prossimità dell’avvicinarsi della sera i suoi amici dovettero rincasare per accingersi ad aiutare i genitori alle faccende domestiche e lavorative, lasciandolo solo in quel luogo. Non dimentichiamoci che stiamo parlando dell’immediato dopoguerra quando anche i ragazzini di quell’età erano “buoni” per i lavori di casa e aiuto nel duro lavoro dei campi. Mario rimase ancora un po’ a giocare con la sua bici da solo a godersi la tranquillità del luogo. Quando decise che fu giunto il momento di ritornarsene a casa fece per avviarsi; all’improvviso però sentì uno sbuffo d’aria provenire dall’alto che lo investì dalla testa ai piedi. Alzò istintivamente lo sguardo al cielo e vi trovò a qualche decina di metri (che oggi non saprebbe quantificare) una sorta di uovo grigio metallizzato ma luminoso ed immobile sopra la sua verticale. L’effetto luce potrebbe essere paragonabile a un abat-jour (lampada da comodino) di colore grigio emettente dal suo interno una luce soffusa. Il ragazzino più che impaurito, rimase colpito dalla stranezza di quel dirigibile, come in un primo momento pensò.

NOTA DELL’AUTORE: purtroppo il sig. Mario oggetto dell’articolo è venuto a mancare nel 2019.

Mirko Pellegrin