Oggi parleremo di una paura abbastanza diffusa, la coulrofobia. Ma che cos’è? La parola deriva dal greco e letteralmente è legata a una fobia per chi cammina sui trampoli, oggi però più genericamente riferita ai pagliacci. Nonostante i clown siano associati di solito a qualcosa di allegro, per molti, sono origine di paura se non addirittura terrore. Tutto ciò potrebbe in generale far sorridere, ma sono molte le persone che ne sono affette, soprattutto in America. La maggior parte dei casi sono attribuiti a soggetti in età evolutiva anche se, a volte, riguardano gli adulti. Del resto il nostro immaginario è ricco di pagliacci malvagi e decisamente inquietanti, primo fra tutti It, il malefico protagonista del capolavoro di King. Ma anche la cronaca è ricca di pagliacci legati a eventi strettamente criminosi. Il primo di questi è l’attore teatrale e mimo francese Jean Gaspard Deburau, che impersonò Pierrot a partire dal 1826. Nel 1836 Deburau uccise col suo bastone da passeggio un ragazzo che lo aveva insultato per strada; nel processo che lo vide come imputato, fu dichiarato innocente, ma da quel momento il personaggio da lui interpretato fu legato a qualcosa di terrificante. Ancora più inquietante la storia di Pogo il clown, pseudonimo con cui si identificava il noto assassino John Wayne Gacy autore di ben 33 omicidi di ragazzi tra il 1972 e il 1978. L’uomo aveva un amore smisurato per i pagliacci.
Le persone che soffrono di coulrofobia hanno una profonda difficoltà a relazionarsi con queste figure, manifestando uno stato di angoscia che sfocia nel panico al punto di innescare in loro comportamenti di fuga per una minaccia da loro percepita.
Il motivo di tanta avversione, confinante a volte con il terrore, pare sia legato al fatto che non è possibile identificare con certezza cosa si celi dietro la maschera del clown. Si è inoltre ipotizzato che alla base di questa paura vi sia il fenomeno dell’Uncanny Valley, conosciuto come “valle perturbante”, cioè una condizione emotiva che nasce quando ci imbattiamo in un soggetto che è quasi, ma non del tutto, umano. Questo fenomeno applicato inizialmente ai robot, pare sia riferibile anche ai pagliacci e alle bambole. Inoltre, i clown, essendo celati dietro trucco e maschera, per esempio sorrisi esageratamente marcati, potrebbero nascondere le loro vere intenzioni. Anche la loro andatura, volutamente esagerata, per indurre ilarità nello spettatore, può creare disagio, non essendo riconducibile a una normalità. Infine i pagliacci sono imprevedibili, maliziosi, dispettosi e ciò può tenerci sempre in uno stato di attenzione e autodifesa costante. La coulrofobia si fonda quindi proprio sui tratti estremizzati e sull’ambiguità legata alla figura del clown. Qualcosa che non sappiamo decodificare con certezza all’interno del nostro cervello, provocando uno stato di disorientamento e ansia. Chi ne soffre sa che si tratta di finzione, ma nello stesso tempo prova inconsciamente un senso di terrore.
E ora parliamo di cifre. Sembra che il 53,5 per cento delle persone si trovi a disagio in presenza di queste figure, percentuale ben superiore ad altre fobie più comuni. Lo studio che abbiamo preso in esame ha anche riscontrato che le donne impaurite dai clown sono in numero superiore a quello degli uomini, e che il valore diminuisce con l’aumentare dell’età. È un dato di fatto che la creazione di Pennywise, il più famoso dei pagliacci, lo ha trasformato in un’icona horror, per sempre e questo potrebbe avere colpito il nostro immaginario risvegliando le nostre paure più profonde.
Sonia Filippi