L’aquila oltre il fiume

Torna Davide Bernardin che dopo “Quella casa in fondo alla pianura” ha dato alle stampe “L’aquila oltre il fiume” edito dalla PlaceBook Publishing & Writer Agency. Davide Bernardin è nato a Feltre (BL) e vive a Bologna. Amante del rock’n’roll classico e orecchiabile – e della lettura intima e avvincente – ha trascorso gran parte della sua vita a Tonadico, nella valle di Primiero (TN). Laureato alla triennale in lingue straniere di Bologna e Granada, e alla magistrale in Letterature euroamericane all’università di Trento, lavora come insegnante di inglese. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.

Questo romanzo è il sequel del tuo precedente, perché lo hai voluto scrivere?

Quando ho finito il romanzo precedente, l’idea era già quella di scriverne un altro che fosse il seguito. “Quella casa in fondo alla pianura” è un romanzo autoconclusivo (come lo è “L’aquila oltre il fiume”), ma presuppone una continuazione. Oltre a ciò, mi premeva moltissimo scrivere un romanzo che fosse anche ambientato a Primiero, in Trentino, dove ho vissuto per molti anni.

Come hai scelto il titolo?

L’aquila la troviamo in tutte le storie dei protagonisti all’interno del romanzo. Non voglio dire di più, per non svelare nulla della trama del libro.

E come ti sei documentato?

Sono molte le fonti alle quali ho attinto. Innanzitutto, i racconti di mia nonna su com’era la vita un tempo a Primiero hanno reso la ricostruzione storica della parte ambientata in Trentino (all’epoca Venezia Tridentina) molto più autentica. Poi, ho consultato libri e documenti per quanto riguarda in particolare la parte del romanzo ambientata a Bologna. Infine, i siti e tutto il materiale online: sono stati senz’altro fondamentali per una ricostruzione storica la più fedele possibile, soprattutto riguardo alla parte ambientata in America.

Si parla ancora di schiavitù?

Direi, più che altro, che all’interno del libro vengono ricordati i tempi della schiavitù, e le ferite che sono rimaste impresse sulla pelle di una parte dei protagonisti. Senz’altro la condizione di schiavitù in cui vivevano i Freeman emerge quindi anche in questo libro. In “L’aquila oltre il fiume” troviamo però più che altro la discriminazione razziale, e non solo contro i neri.

Oggi, per come la vedi tu, esiste ancora la schiavitù in epoca moderna?

Direi di sì. Riguarda soprattutto coloro che lavorano sottopagati e troppe ore al giorno, senza un minimo di tutela e conducendo una vita nella miseria. E riguarda, purtroppo, in parte anche il nostro Paese.

La schiavitù la soffrono anche coloro che sono costretti a vivere sempre soggiogati alla volontà altrui. E si possono fare molti esempi.

Quanto è importante la Storia a tuo giudizio?

Io mi ritengo un appassionato di storia, soprattutto di quella moderna e contemporanea (1800-1900). La storia è bella, ed è pure molto importante. Dovrebbe essere studiata da tutti, e servire all’essere umano per non commettere gli stessi errori. Ma, a quanto pare, le logiche di potere e i soldi vengono sempre prima.

A volte però non sempre emerge la verità degli eventi…

Purtroppo no. I mass media ci vogliono mostrare solo ciò che è consentito dalle “logiche di potere”. È il loro modus operandi. Le verità scomode non emergono quasi mai.

Come promuoverai il tuo libro?

Pubblicherò del materiale sui social network (instagram, facebook, youtube), e farò delle presentazioni e spero anche dei firmacopie. Poi, forse, utilizzerò anche le Amazon Ads, uno strumento efficace per gli autori che non sono famosi.

E che messaggio vorresti arrivasse ai lettori?

Nel romanzo, coloro considerati “diversi” giocano una parte importante. In “L’aquila oltre il fiume” gli esclusi comprendono varie categorie: i neri d’America, le persone di origine ebrea, le persone considerate minorate, i poveri. Si dà voce a coloro che una voce non hanno, e che invece meritano tanto rispetto e considerazione come gli altri. Questo, spero, arrivi ai lettori.

Stai scrivendo qualcosa di nuovo?

Sì, il sequel di “L’aquila oltre il fiume”. È l’ultimo romanzo della trilogia, che si concluderà con la pubblicazione dell’ultimo libro – spero – il prossimo anno.

Bianca Folino