Donne in cammino

“Donne in cammino” è questo il titolo del libro di Rita Angelini che entra così a far parte della famiglia della PlaceBook Publishing & Writer Agency. Rita Angelini, classe 1980 si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali ed è impegnata in diversi progetti di lotta alla violenza di genere. E’ una donna che da sempre ama le sfide e che ha scelto di confrontarsi con settori tipicamente riservati al genere maschile perché è convinta “che le donne debbano appropriarsi degli spazi che desideratno con il merito e la determinazione”. Ha voluto scrivere di donne anche in questo libro dove ha riportato le proprie riflessioni sul ruolo della donna nella Storia. Proponiamo ai lettori una sua breve intervista.

Raccontaci qualcosa di te, chi è Rita Angelini?

È sempre difficile dare questa risposta, perché ognuno di noi è molte cose che convivono e spesso combattono tra loro. Ma penso di poter dire che Rita Angelini è una donna che evolve continuamente, una volta realizzato un progetto ha già in mente la successiva sfida da intraprendere. Una persona che crede nelle competenze, nello studio e nella preparazione ma che insieme a questo poi coniuga l’istinto, la parte primordiale di sé, le emozioni. Sono una donna che ha scelto di dedicare la sua vita a dei punti cardine, la famiglia, il lavoro, la solidarietà, sono innamorata di mio figlio che è il dono più grande che la vita abbia fatto a me e mio marito e che mi trasmette l’energia vitale di cui la mia anima beneficia, infondendomi serenità e stabilità. Mi impegno cercando di essere nel mio piccolo un genitore che faccia la differenza attraverso l’educazione al rispetto degli altri, alla condivisione, alla conoscenza del passato che rappresenta la base per interpretare il presente e crescere nel futuro. Sono legata molto a certi valori, tra i quali spicca l’amore per la Patria, il rispetto per le Istituzioni e la consapevolezza che molte delle vite donate in onore degli ideali più alti siano le storie da raccontare ai propri figli, scoprendo fisicamente quei luoghi e respirandone le sensazioni. Cerco di essere nel “tempo libero” una di quelle persone che non si limita a parlare di solidarietà ma che la mette in pratica, attraverso l’organizzazione di volontariato denominata “Rete europea delle donne Odv” di cui mi onoro di essere la vicepresidente, mi dedico a molti temi sociali mettendo in atto una serie di iniziative di sensibilizzazione, di divulgazione, partecipazione ad eventi di solidarietà. Sono una appassionata di tiro con fucili di precisione, orbito nel mondo delle armi da circa venti anni, e nel recente periodo mi sono dedicata ad una nuova disciplina, il Precision Rifle Series uno sport di tiro a lunga distanza e di precisione proveniente dagli USA, di stretta derivazione dal tiro pratico, in cui i tiratori da differenti posizioni di tiro a diverse distanze nell’arco di un tempo predefinito, devono colpire dei bersagli nella successione indicata. Molto divertente e stimolante, necessita di una preparazione notevole e di un grande spirito di adattamento. Ho deciso di intraprendere il percorso per conseguire la laurea in prossimità dei 40 anni, e come in tutti i percorsi iniziati, mi sono dedicata in tutti i ritagli di tempo allo studio anche trovandomi a studiare accanto a mio figlio mentre facevamo contemporaneamente ognuno “i suoi compiti”. È stato un periodo importante per la mia evoluzione ed ha risvegliato in me il desiderio di accrescere sempre di più le mie competenze, avendo un riflesso positivo in tutto quello che faccio a livello professionale e a livello personale. Mi ha permesso di scoprire nuovi interessi, le relazioni internazionali e la geopolitica, queste sono al centro ora dei miei interessi culturali. Nei momenti di vacanza leggo molto, mi piace leggere storie anche a mio figlio, scoprire autori nuovi o approfondire argomenti specifici attraverso lo studio e l’analisi dei testi. Ecco questa sono diciamo in modo non esaustivo… io.

Perché hai voluto scrivere questo libro?

Questo libro nasce da quella sensazione di fastidio, quella che senti nello stomaco, quando ascolti storie o notizie che in qualche modo generano dentro di te un terremoto, a volte inconsapevole, ma indagando meglio e individuando la causa di quel fastidio ho rintracciato da dove proveniva.

Durante il periodo del lockdown generato a causa del Covid-19 sono proliferati i casi di violenze domestiche, femminicidio, ogni giorno le cronache davano un nome di una donna uccisa dal compagno, dall’amante, da un predatore sessuale, da uno sconosciuto.

Scrivere è stato un modo per tirare fuori quel disagio, indagare attraverso un percorso introspettivo da dove arrivasse quella sensazione di disturbo nello stomaco.

È studiando la storia, la filosofia, il diritto, che ogni volta si palesavano anche fatti, aneddoti, questioni correlate alla condizione femminile fin dai tempi antichi.

Ho sentito il desiderio di scrivere e successivamente di condividere, nei racconti e nelle poesie, quello che avevo letto o visto, quello che continuo a vedere ogni giorno e quello che io o qualcuno vicino a me aveva vissuto.

Ti ispiri a qualche autore?

Non credo di ispirarmi nello specifico ad un autore, credo di aver riversato tutte le influenze dei vari autori che hanno accompagnato la mia vita fin dall’adolescenza. Il mio primo riferimento letterario per molti anni è stato Edgar Allan Poe, sono cresciuta leggendo i suoi “Racconti del Terrore” ed ho sviluppato un interesse verso lo stile grottesco e successivamente anche verso i gialli. Ho sempre amato i grandi classici, la Divina Commedia e le opere di Omero sono state fondamentali per la mia crescita letteraria, ma anche tutta la poesia italiana del ‘900. In età adulta le mie letture si sono orientate principalmente sui libri storici riguardanti le Guerre Mondiali, storie di uomini che hanno donato la vita per l’ideale della Patria o per salvare i propri commilitoni, spesso nei racconti una grande assente, la donna, citata solo come madre o come moglie, come vittima di stupro o come capace di cure nella veste di infermiera. Il mio interesse letterario è virato all’acquisizione di maggiori consapevolezze verso una letteratura di penne femminili, Grazia Deledda nostro Premio Nobel, Oriana Fallaci mia grande musa ispiratrice come figura di donna carismatica, Virginia Wolf con la sua rabbia e delicatezza. Tra i racconti del libro in particolare ce n’è uno in cui cito alcune di queste donne, omaggiando le loro storie.

Com’è andata questa esperienza editoriale, ce la racconti?

È stata una scoperta, un amico che ha già pubblicato con Placebook Publishing mi ha raccontato la sua esperienza ed ho deciso di imbarcarmi in questa avventura. Sono felice di averlo fatto perché ho trovato una grande professionalità e disponibilità da Claudia Filippini e Fabio Pedrazzi, mi hanno accompagnata con pazienza, per le mie correzioni continue, fino alla pubblicazione e sono sempre disponibili, con garbo e professionalità, a rispondere a tutti i quesiti loro posti. E’ stato bello ricevere alcuni messaggi da persone che non vedevo da molto tempo che mi hanno ringraziata per aver avuto il coraggio di esporre certe idee, di parlare di questi temi, anche come voce per chi non ha la forza di farlo. Quella credo sia stata la mia più grande soddisfazione.

Che ruolo ha a tuo giudizio la donna nella nostra società?

La donna nella società oggi ha un ruolo determinante, lo ha sempre avuto, ma in molte occasioni non ha avuto l’opportunità di mostrarlo. Oggi le donne hanno, in molte parti del mondo, la libertà di potersi confrontare in moltissimi ambiti, spesso emergendo in modo evidente quando si crea l’opportunità.

Non deve però ingannarci questa apparente forma di uguaglianza, che se in alcuni casi permette alle donne di ricoprire ruoli di vertice in altri casi ancora mantiene delle barriere alla sua affermazione.

Ci sono però aree del mondo dove quello che è stata la storia della discriminazione di genere è ancora l’attualità delle donne.

Privazione dell’istruzione, matrimoni forzati, infanticidio selettivo, esasperazione della donna come strumento sessuale, concezione delle donne come proprietà.

Per questo motivo, parlare del ruolo nella società della donna oggi deve pur tenere conto di quello che accade a casa dei nostri vicini, perché le lotte per l’emancipazione non cementificano il diritto acquisito, questo va ribadito e mantenuto. Ci sono paesi nel mondo che in questo senso sono tornati indietro di secoli a causa della affermazione di imposizioni religiose che vedono la donna come priva di capacità di agire, paesi dove negli anni ’70 le donne erano libere.

Cosa c’è da fare per migliorare la sua condizione?

La cosa più importante secondo me è non negare quella condizione, prenderne atto. Mi è capitato di sentire donne che ritengo fortemente intelligenti affermare che non esista la discriminazione sulle donne, che affermarla è una forma stessa di discriminazione. Potrei forse parlare anche io in questo modo se analizzassi la mia vita, o la vita di chi ha avuto delle opportunità o la forza interiore di crearsele. Ma io ho assistito alla sconfitta ed alla decisione di abbandonare la strada della propria affermazione da parte di molte donne, altre le ho sentite piangere umiliate dalle violenze, ho visto gli occhi privi della speranza di chi vorrebbe una vita diversa e una parità sostanziale.

La cosa principale ecco, ritengo fortemente che sia non negare il problema.

È anche una battaglia culturale per te?

Non l’ho vissuta come una battaglia culturale fino a quando non ho iniziato a studiare, a fare i collegamenti tra epoche e religioni, tra continenti e usanze.

Ho letto nei libri di Virginia Wolf quella rabbia di chi si sente privato dell’opportunità e l’ho collegata all’attualità di quei paesi in cui le donne non possono studiare ancora oggi.

Ho scoperto quali reazione avesse suscitato negli ambienti letterari l’assegnazione del Premio Nobel ad una donna, ho approfondito su come avevano vissuto donne della scienza nelle loro epoche e di quali difficoltà avessero dovuto affrontare per poi ritrovare oggi il gender gap nel mondo scientifico che penalizza la presenza femminile in ruoli di primo piano della nostra società odierna.

Studiando, leggendo, togliendo quel velo dagli occhi, si comprende quanto sia tuttora un problema culturale.

Può un libro, secondo te, far parte di questa battaglia contro la violenza di genere?

Vorrei tanto possa esserlo anche in minima parte, cercherò di poterlo utilizzare per parlare del tema in più occasioni, vorrei potesse dare spunti di riflessione e voglia di conoscere di più i fatti raccontati o i personaggi citati. Suscitare l’interesse per l’argomento e magari anche smuovere qualche coscienza. La battaglia contro la violenza sulle donne è qualcosa che coinvolge molte persone, ci sono realtà associative che svolgono importanti azioni di sensibilizzazione su questi temi. Io all’interno della Rete europea delle donne Odv ho trovato l’opportunità di fare qualcosa, di non limitarsi a parlare del tema, anche se già il solo parlarne è comunque importante, ma fare delle cose lo è ancora di più. Insieme alla cara amica, dottoressa Antonella Sambruni, presidente della Rete europea delle donne Odv e ad altre donne speciali, collaboro a tutte le iniziative che proponiamo attraverso l’organizzazione di volontariato. Queste persone hanno creduto anche nel mio libro come mezzo per combattere la violenza di genere, io ci ho creduto e spero che sarà utile in questo senso.

E che messaggio vorresti arrivasse ai lettori?

Il mio libro nasce per essere una voce in più, vuole accendere anche se piccola una luce sul tema, se riuscissi a far riflettere anche solo una ragazza, una donna, un marito, un padre, allora avrò raggiunto il mio obiettivo.

Vorrei fosse anche un mezzo per poter parlare agli studenti, ai giovani, per condividere opinioni e scambiare suggerimenti accrescendo tutti insieme la consapevolezza su questi temi.

Il femminicidio è parte della nostra quotidianità purtroppo e questo non può essere negato.

Vorrei anche che ai lettori arrivasse la sensazione di poter essere, nel loro modo e in prima persona, attori principali di un cambiamento sociale, senza bandiera politica e senza ostentare nudità non richieste.

Negli anni la lotta per l’emancipazione femminile penso sia stata strumentalizzata, ostentata nei modi sbagliati, usando il proprio corpo a volte in modo grottesco, per affermare diritti che potevano essere sostenuti in modo più efficace, senza danneggiare la purezza dello scopo.

Progetti letterari futuri?

Sono in un momento pieno di attività, ma la mia mente ha già un’idea a cui vorrei lavorare.

Coniuga dei temi per me interessanti, la donna ed il suo ruolo nei conflitti, in particolare come la donna si inserisca nei contesti dei gruppi terroristici, quali siano le differenze della sua partecipazione nei vari gruppi in relazione alle caratteristiche delle culture locali. Sarà un grande lavoro di ricerca e studio, in parte già iniziato attraverso degli approfondimenti sull’area sub-sahariana e sulla relazione tra donne e jihad, ma siamo solo agli albori di questo progetto.

Bianca Folino