“e…La pecheronzancora”

I lettori di Kukaos lo conoscono per “Rubli e lire” targato Placebook Publishing & Writer Agency. Torna Daniele Ossola con un nuovo libro, ironico e pungente che questa volta si rivolge agli adolescenti. Ossola nato ad Asola in provincia di Mantova ha vissuto per molti anni a Milano, dove si è laureato in Economia e ha diretto il peridico “Il Gabbiano”. Dal giornalismo ha tratto un metodo di scrittura che applica ai suoi testi e attualmente vive in provincia di Varese. Lo abbiamo intervistato e vi proponiamo questa piacevole chiacchierata.

Raccontaci com’è nato il titolo del tuo libro…

Il target di riferimento è composto da ragazzini e adolescenti per i quali l’uso dell’apostrofo ha sempre creato qualche problema non solo nelle attività scolastiche ma, oggi, con l’uso del cellulare si assiste a una sorta di regressione alfabetica.

Quindi nel titolo siamo in presenza di un macroscopico errore nell’uso dell’apostrofo, i caratteri sono in maiuscolo perché ho scoperto che molti giovani non sanno scrivere in corsivo o, quantomeno, lo trovano più scomodo se rapportato alla velocità dei messaggi che devono velocemente inviare. Velocità che porta spesso a dimenticare anche gli spazi tra una parola e l’altra.

E Daniele Ossola chi è?

Sono nato ad Asola (MN), ho vissuto per molti anni a Milano, dove mi sono laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica. Vivo a Ranco (VA) uno splendido borgo affacciato sulle sponde lombarde del Lago Maggiore.

Le mie opere risentono di una sorta di tre “peccati originali”:

  • La Storia, perché la facoltà di Economia e Commercio con indirizzo storico-economico ha condizionato l’ambientazione di tutti i miei romanzi, delle sceneggiature teatrali e di molti racconti.
  • Il metodo in quanto, iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Milano, sono stato direttore del periodico “Il Gabbiano” e ho poi fatto delle 5W (Who, Where, What, Why, When) la base metodologica per i miei scritti.
  • L’ironia e la fantasia, che derivano dalle frequentazioni giovanili del Derby di Milano e poi di Zelig, indirizzate verso la grande passione per il teatro amatoriale con la fondazione e la direzione, metà anni ’80, de “La Cumpagnia del fil da fer” per la quale ha scritto le sceneggiature e curato la regia. Attore e regista in altre compagnie teatrali amatoriali.

Dal 2009, per la durata di tre anni, ho vissuto a Liverpool dove ho approfondito la conoscenza della letteratura anglosassone con Shakespeare, Conan Doyle, le sorelle Bronte e Chaucer traendo spunto dalle “Canterbury Tales” per iniziare a scrivere racconti.Coordino laboratori teatrali di dizione e postura, di lettura teatrale e scrittura creativa presso le classi quarte e quinte nelle Scuole Primarie di Angera e Ranco (VA). Vincitore e finalista in numerosi Concorsi Letterari nazionali e internazionali. Quattordici miei diversi racconti sono presenti in altrettante Raccolte Antologiche nazionali e internazionali. Ho scritto di tutto: fiabe, racconti, romanzi gialli, storici, distopici. Mi manca la poesia con la quale siamo separati in casa.

Cosa vuol dire rileggere la storia a tuo giudizio?

Avendo un vizio di primogenitura…in pratica la Storia mi ha sempre coinvolto e mi sono divertito, quando ho fondato la compagnia teatrale “La cumpagnia del fil da fer” formata da adolescenti. Il filo di ferro si modella si piega ma è facile che si spezzi come la vita degli adolescenti, soprattutto oggigiorno. Trent’anni fa era più semplice: nelle piccole città e nei paesi c’erano gli oratori che funzionavano, non c’erano i PC su larga scala, né i cellulari. Il problema era quello di aggregare quei ragazzi sotto un cappello: l’ironia e il divertimento. Da lì è nata l’idea di rileggere alcuni periodi storici stravolgendo, ma non troppo, i personaggi rendendoli comici. Questo è servito a far divertire i giovani insegnando loro la Storia. E’ un modo che uso ancora oggi, soprattutto nelle quinte elementari, con il racconto CHICHIRIX IL GALLICO nel periodo che per loro coincide con l’apprendimento della storia romana. Conoscete il “De Bello Gallico? (muti). Avete mai vistoAsterix e Obelix? (siiiii) E allora inizio a parlare di castrum, cardo, decumano, sesterzi ecc. Rileggendo la storia a modo mio, gli alunni imparano divertendosi.

Perché, per farlo, hai scelto diversi punti di vista?

Dal punto di vista umano:

  • Le relazioni tra il tetragono e composto servitore dell’Impero, il Tribuno Caio Nerone, nei confronti della sorella Lavinia, rigorosa amante della pulizia, che gliene combina di tutti i colori (CHICHIRIX IL GALLICO)
  • Il finto onorevole siciliano che promette mari e monti allo sprovveduto Fra Crispino.(UFFICIO PASSAPORTI)
  • La pigrizia strutturale di certe persone del Sud che, come diciamo nel milanese…voeia de lauraa saltum adoss (voglia di lavorare saltami addosso). (LA VICENDA DI TURIDDU)
  • Il ruolo di Robin, vessato da una mamma oppressiva ma che, alla fine, è sempre quella che lo toglie dai fastidi nei quali si è cacciato. (RAGU’ ROSSO PER ROBIN)
  • Continuare a sognare anche se l’età avanza. Il sogno, che a volte ci stacca dalla realtà quotidiana, rappresenta comunque un mezzo, anche se a volte degenera in paranoia e fissazioni, per raggiungere gli obiettivi tanto idealizzati. (VITA GRAMA PER CAPITAN UNCINO)

Dal punto di vista sociale:

  • Il ruolo di Flavia (CHICHIRIX IL GALLICO) che si adatta a fare la cameriera e la governante, pur conoscendo il latino dotto, perché di nobile famiglia, e caduta in disgrazia dopo le Idi di Marzo.
  • Come una persona, abituata a certi ritmi di vita, ma collocata in un contesto sociale differente, riesca a capire come la diversità tra questi mondi così disparati nel condurre una normale esistenza, sia incompatibile con il proprio vissuto. Spesso le radici pongono forti condizionamenti (IL GUARDIANO DEL PARCO)

In pratica, emergono alcune tra le tante sfaccettature della vita che, anche se in contesti storici diversi e “rivisti” a modo mio, sono sempre attuali. In questi racconti si affrontano temi apparentemente fuori tempo ma sempre all’ordine del giorno.

Quali sono le manie e i tabù che andrebbero sfatati?

Questi li lascio alla sensibilità del lettore.

Per esempio, i lavoratori del Sud è vero che sono degli scansafatiche? Emigrando, durante gli anni del secondo dopo guerra, hanno contribuito alla ricchezza delle fabbriche del Nord e della Nazione intera anche se a Milano c’erano i cartelli affissi ai portoni di alcuni condomini con scritto “Non si affitta a meridionali” (LA VICENDA DI TURIDDU)

Altro esempio: è giusto sognare l’irrealizzabile (almeno per il momento) e perseguire nel sognare anche a costo di isolarsi da chi ci circonda e dal mondo solo perché siamo incompresi? (VITA GRAMA PER CAPITAN UNCINO)

E gli ideali delle persone comuni?

Questo è un fatto soggettivo, anche se nei vari racconti ho cercato di fornire alcune linee-guida:

In CHICHIRIX IL GALLICO

Trionfa l’amore tra due giovani (Giulia e Grandimais, figlio di Chichirix), che appartengono a famiglie nemiche ed antagoniste.

Il riconoscimento delle qualità e della capacità di una persona indipendentemente dall’attività che svolge (Flavia). In pratica il muratore e il pilota aerospaziale hanno pari dignità.

Ne L’ULTIMO VIAGGIO DI ULISSE:

Penelope redarguisce Ulisse, al ritorno nella sua Itaca, con un severo rimbrotto: “Guai a te se ti viene ancora in mente di metterti in viaggio lontano dall’isola! Ci sono i lavori in casa da fare, gli uliveti da potare e le bestie da accudire, altro che andare in giro per il Mediterraneo in cerca di avventure! Ricordati che quello che hai fatto è stato l’ultimo viaggio! Intesi?”

L’ideale, per Penelope, è avere un marito al suo fianco nella gestione domestica e non solo.

Perché hai scelto un’ape per trasmettere il tuo messaggio?

Immagina il ronzio di un’ape in un ufficio di contabilità: è fuori posto e dà fastidio. Genera disordine. Immagina invece lo stesso insetto nel suo mondo, mentre passa da un fiore all’altro per poi ritornare nell’alveare dove tutto è ordine. Siamo al punto: ordine e disordine.

Questi racconti sono rivolti, oltre agli adulti, anche e soprattutto a bambini e ragazzi per i quali il disordine è quasi uno stile di vita, se non ci fossero genitori e insegnanti a dare una regolata. Mi ci sono aggiunto anch’io.

“Ordine e disordine” è un libro, che custodisco gelosamente in libreria, scritto da Luciano de Crescenzo.

E’ importante per te l’ironia?

Grazie al cielo sono stato fornito di ironia, fantasia e razionalità che vi sintetizzo con un aneddoto.

Nell’ambito della Divisione Informatica di Olivetti S.p.A., avevo incontrato in un convegno a Roma Luciano De Crescenzo, manager informatico di IBM Italia. Io ero alle prime armi e non conoscevo la sua seconda vita di scrittore, di attore teatrale e cinematografico, ma al buffet ebbi l’occasione di scambiare alcune riflessioni sul modo di condurre la vita. Da quel momento mi ha acceso una lampadina e per me è stato un Maestro in grado di farmi coniugare razionalità, unita al rigore informatico (in informatica c’è ON-OFF non ci sono i “se” e i “ma”), con la fantasia e l’ironia tipica di un napoletano. Ad esempio, la base metodologica per tutto ciò che scrivo è la coerenza con le 5W: Who, What, Where, Why; When il classico retaggio giornalistico. E poi, come dicevo in apertura, le mie attività cabarettistiche giovanili. In terza liceo persi un anno scolastico perché, invece di studiare, trascorrevo i pomeriggi a cantare strimpellando con una chitarra Eko studio e, più avanti negli anni, cominciai a frequentare il Derby di Milano dove mi divertivo a seguire Abatantuono, Jannacci, Cochi e Renato. Dopo la chiusura del Derby, ho continuato a seguire le attività cabarettistiche che avevano luogo in uno scantinato di viale Monza, che si chiamava Zelig. Qui ho visto per la prima volta il giovane Bisio e i giovanissimi Ale e Franz.

Mi colpiva il fatto che, con l’ironia, i cabarettisti facevano passare concetti a volte scomodi che, nascosti tra alcune note e posture teatrali, scatenavano applausi senza l’uso, come spesso accade oggi, di parolacce. Queste frequentazioni mi hanno consentito di memorizzare le mimiche facciali, le posture e le battute più significative per poi dirottare il tutto nella formazione della compagnia teatrale composta da adolescenti.

Cosa ti piacerebbe arrivasse ai lettori di questo libro?

La capacità di affrontare i problemi della vita con ironia dove ogni cambiamento è un’opportunità e dove il bicchiere è sempre mezzo pieno. Nei laboratori di scrittura creativa e di teatro che tengo nelle scuole primarie e dove questo testo sarà il punto di riferimento, il mio atteggiamento è e sarà sempre quello di infondere serenità attraverso la lettura di questi racconti.

Progetti futuri?

Quante ore abbiamo?

Romanzo onirico “Sogni a Gavirate… amori ad Angera” Macchione Editore di Varese

“Identità in conflitto – Africa e dintorni” un romanzo storico di una certa agenzia editoriale a nome Place Book Publishing

Bianca Folino