Giallista per passione

La collana “Città in giallo” della Placebook Publishing & Writer Agency vanta tre suoi libri. Mario Allasia si presenta ai lettori di Kukaos con la sua passione per i racconti gialli. Nato a Salluzzo nel 1950, Allasia che è sposato e ha due figli, vive a Torino. Laureato in Matematica è ora in pensione e si gode la Val Chiusone dove trascorre diversi mesi all’anno, passeggiando per le montagne piemontesi. Con la Placebook e per “Città in giallo” ha pubblicato “La stanza del diavolo”, “ Il caso del vecchio musicista” e “Il mago”.


Come mai hai scelto il genere giallo per la tua scrittura?
Tanti anni fa, quando ero un ragazzo, la mia famiglia aveva poche possibilità economiche ed allora, durante l’estate, venivo mandato in una casa alpina piuttosto spartana. In questo posto, sperduto al fondo di una valle, l’unica attività praticata era quella delle camminate in montagna. Un giorno è arrivato un venditore con il suo furgoncino carico di libri ed è stato in quella occasione che ho comprato il mio primo libro giallo. Ho ancora quel libro, con le pagine un poco invecchiate, si intitola “I racconti di padre Brown” di G.K. Chesterton. Da allora mi sono appassionato e non ho più smesso di leggere racconti gialli.


Dove si ambientano le tue storie?
Le ho inserite in un Borgo che, per la sua conformazione fisica, ricorda la cittadina dove sono nato. È costituito da una parte antica medievale arroccata su una collina (Borgo Vecchio) e da una parte più moderna che si è sviluppata sulla pianura (Borgo Nuovo).


E come sono strutturate?
I luoghi caratteristici del Borgo fanno da sfondo al dipanarsi delle vicende e non vi è un unico investigatore che risolve il caso. Il mistero viene risolto con il contributo di un gruppo di persone, piuttosto diverse tra di loro, ma che formano una squadra molto simpatica ed affiatata.
Quando scrivi usi una scaletta o qualche altro espediente tecnico?
Trovata l’idea di fondo ed un possibile schema della storia, annoto tutte le suggestioni che mi vengono in mente su un piccolo quadernetto (mia moglie me ne regala uno nuovo per ogni libro). Il risultato è una serie di frasi slegate tra di loro ma, in questa fase del lavoro, l’ordine con cui scrivo non è importante. Ogni volta che una frase mi torna utile la trasferisco nel testo del racconto e la cancello dal quadernetto.


Da cosa ti fai ispirare per le tue storie?
In genere da qualche fatto, o situazione che mi colpisce in modo particolare. A volte basta un articolo letto su di un giornale oppure una scena alla quale mi è capitato di assistere. Mi piace anche contestualizzare lo svolgimento del racconto caratterizzandolo con gli avvenimenti del mondo contemporaneo.

E per i titoli?
Confesso che la scelta dei titoli rappresenta sempre un momento critico. Per essere valido un titolo deve essere accattivante, interessare chi sta scegliendo un libro, oltre a ciò deve essere come un raggio di luce in una stanza buia, fare vedere qualcosa del racconto, ma non rivelare tutto. Spesso mi faccio consigliare.


A quali autori ti ispiri?
Ho conosciuto il genere giallo con Chesterton e i miei modelli continuano a essere i grandi autori classici (Conan Doyle, Rex Stout, Ellery Queen, Carter Dixon…). Mi sono chiesto perché questi scrittori continuino ad affascinarmi dopo tanto tempo e credo che la risposta sia questa: i loro racconti sono lineari, la loro scrittura riesce a creare mistero senza aver bisogno scivolare nel macabro e soprattutto dalle loro pagine traspare qualcosa del interiore di ciascuno di essi.


In passato hai scritto alcuni libri di spiritualità, ci spieghi perché la tua scrittura ha in un certo senso cambiato direzione?
In verità non ho cambiato direzione. Quando ho sentito il bisogno di approfondire alcuni aspetti importanti su argomenti spirituali (come l’importanza del silenzio o la ricerca della gioia) vi ho dedicato un’opera specifica. Una traccia di questi stessi argomenti spirituali emerge tra le righe dei miei racconti gialli. Nel mio piccolo cerco di essere coerente con gli autori che mi hanno ispirato.


Perchè i lettori dovrebbero acquistare i tuoi libri?
La vicenda poliziesca che rappresenta il cuore del racconto non vive da sola ma è accompagnata da una vena umoristica che ne rende scorrevole la lettura e da qualche riflessione di carattere generale che contribuisce a rendere attuali la presentazione dei fatti narrati.


Progetti letterari futuri?
Sto scrivendo il quarto libro della serie

Bianca Folino