Sono amici da una vita e continuano a scrivere insieme. Sono Bruno Giovannini e Armando Cipriani entrati a far parte della squadra PlaceBook Publishing & Writer Agency con “La via dei tarli”. E ora ritornano con un nuovo libro, “Brutti del Governo vecchio”, una nuova avventura delle tre antiquarie romane. Armando Cipriani, classe 1941, ha vissuto a Genova e Roma e nelle maggior capitali del Sud America. Laureato in Lettere alla Sapienza di Roma ha insegnato alla scuole superiori ed è autori di saggi e opere letterarie. Bruno Giovannini, stessa classe d’età, si contraddistingue per la sua romanità. Laureato in Filosofia alla Sapienza si è formato nella pratica delle arti marziali (judo). E’ stato dirigente di una grande compagnia assicurativa ed ha avuto incarichi di consulenza per aziende di Stato. Proponiamo ai lettori la loro intervista.
Perchè avete deciso di continuare la storia narrata in “La via dei tarli” in questo secondo romanzo?
Armando
L’abbiamo immaginata sin dall’inizio come una serie di vicende imperniate su tre protagoniste principali e poiché i fatti della vita si susseguono e le tre protagoniste sopravvivono ci è venuto naturale continuare a raccontarle.
Inoltre, è vero che ai personaggi ti affezioni e a volte sembrano vivere di vita propria e perché mai troncargliela
Bruno:
Noi abbiamo scelto un settore specifico del grande centro storico di Roma, quello ancora animato da una variegata presenza di vecchi residenti e di altrettanto vecchi mercanti. Questo spicchio di territorio occupa gli spazi posti tra Piazza Navona e Piazza dell’Orologio, con il Tevere che lo separa dal Vaticano. Era il luogo dove la Nobiltà costruiva le sue imponenti residenze per vicinanza al Papa Re.
Qui si svolgono ancora storie umane, politiche, mercantili più o meno evidenti. Qui le nostre protagoniste si immergono negli intrighi che le coinvolgono.
Come avete scelto il titolo?
Armando:
La scelta dei “Brutti del Governo Vecchio” è di Bruno e a me è parsa azzeccata.
Bruno:
Nell’enoteca Il Piccolo, in via del Governo Vecchio, vi è un tavolo perennemente riservato ai “Brutti”, un gruppo di amici che ogni sera si ritrovano e si esercitano nella “rissa verbale”, occupazione terapeutica per addolcire il carattere romano. Li abbiamo resi coprotagonisti di uno
dei nostri racconti, affidandoli alla nostra modesta rappresentazione della storia. La foto di copertina del libro ritrae alcuni di loro, più che noti nel quartiere.
E perché ancora a 4 mani?
Armando:
Non mi sono posto il problema abbiamo iniziato assieme questa avventura e assieme la portiamo avanti.
Bruno:
Perché insieme sommiamo le nostre energie e non abbiamo motivo di interrompere questa esperienza.
Raccontateci come fate a scrivere un libro insieme, vi passate il file e ognuno scrive la sua parte o vi vedete per scrivere insieme?
Armando:
non ci vediamo per scrivere insieme per me non sarebbe possibile, forse potremmo chiacchierare, raccontarci una storia e registrare ma scrivere no, rimane un fatto individuale.
Ci scambiamo per iscritto a volte per telefono, la prima vaga idea della storia che ci piacerebbe raccontare, poi uno dei due, quello al momento più motivato o più fantasioso, butta giù un incipit e l’altro corregge, aggiunge o prosegue. E continuiamo così. Io ogni volta sto molto attento a comprendere perché Bruno l’ha pensata in quel modo e sono curioso di vedere come continuerà dopo che io ho aggiunto, cambiato, suggerito. Non sono due scritture ma due fantasie che si confrontano. L’operazione per me è divertente
Bruno:
Io e Armando siamo ultraottantenni, vale a dire che attraversiamo quella fase della vita nella quale il pensiero si rivolge principalmente al passato e la compagna abituale è la solitudine, salvo gli affetti familiari e i contatti con i pochi amici rimasti. Immaginare delle storie e costruirle insieme, non solo ci proietta nel futuro, ma stimola la nostra creatività. Il confronto tra noi si alimenta di fantasie, di sogni, di visioni. Alla fine perfino il linguaggio, le espressioni sono uniformi e indifferenziati. La scrittura è solo uno strumento tecnico.
In questo caso, la scrittura diventa un ulteriore cemento per la vostra amicizia?
Armando:
Non credo che la nostra amicizia abbia bisogno di cementarsi ulteriormente creando insieme un racconto. Accade invece un’altra cosa, almeno per me: con l’avanzare degli anni ti passa e diviene faticosa la voglia di confrontarsi, sono tante le cose che non ti vanno e che comunque hai dovuto accettare o subire che un libero e divertente confrontarsi, creando una storia, è una variante consolatoria
Bruno:
Il cemento della nostra amicizia è consolidato da tempi ormai lontani. E’ proprio la solidità di questo sentimento che ci ha restituito il piacere e il divertimento di un lavoro comune, che mostri la nostra vitalità e trasmetta un messaggio di ottimismo a quanti vogliano considerare il perenne valore di ogni periodo del percorso umano.
Quanto è importante per voi il mistero?
Armando:
È importante finché rimane tale, sembra lapalissiano ma rappresenta il fascino delle novità, delle idee, dei luoghi da scoprire, delle persone da incontrare
Bruno:
Il mistero è una costante dei processi vitali. Vedi un neonato e pensi “ma questo dove stava un paio di anni fa?” Cerchi di immaginare la profondità dell’universo e di pensare oltre il limite degli eventi fino a comprendere l’infinitesimale nullità del tuo essere. Eppure scopri che la tua presenza è un miracolo di fortuite e fortunate coincidenze. Misteri e nozioni che esulano dalla nostra capacità di comprensione.
E quando scoprire la verità che cela?
Armando:
Nel romanzo, quando la scopri assieme ai personaggi. È quello il momento di rivelarla totalmente o di centellinarla a seconda di come te la senti. Nella vita, inseguire lo sconosciuto, è il segreto della vitalità, però anche riscoprire nuovamente luoghi, persone, idee, è un piacevole coccolarsi la memoria. Del resto, quanto nuovo scopriamo e comprendiamo con la rilettura degli scritti che ci hanno coinvolto ed appassionato.
Bruno:
Creare una storia, animarla di personaggi, disegnare una trama più o meno tortuosa e infine svelare un epilogo inatteso eppure logico, pone già il mistero della capacità di fantasticare, che è un prezioso attributo del genere umano. Come se la storia una volta iniziata abbia la forza e la capacità di muoversi in modo autonomo e di svelare da sola i suoi misteri.
Questa storia è inventata del tutto o c’è qualcosa che prendete dalla realtà?
Armando:
Sicuramente non inventata del tutto ma è sempre nella realtà che peschi, persino la fantascienza ha bisogno di una realtà dalla quale partire. Nel nostro caso sono i luoghi e i personaggi veri, verosimili e inventati, che popolano la nostra vita
Sono d’accordo con Armando. Nelle nostre storie l’umanità descritta ha un gradiente di naturale potenza che ti dirige in modo impetuoso.
Come sfondo alla storia c’è sempre Roma e il Vaticano, sono due realtà inscindibili per voi?
Armando:
Roma e i romani, autoctoni o importati, sono inscindibili dal potere religioso o laico, con Vaticano e Governo del Paese, con l’autorità, ci convivono, accettandolo, corteggiandolo, subendolo, irridendolo, sbeffeggiandolo, contestandolo ma anche ignorandolo. L’assieme di questi atteggiamenti contribuisce a formare l’anima popolare romana.
Bruno:
Roma e il Vaticano sono due realtà distinte e complementari. I Romani hanno imparato a distinguere tra la Chiesa di frontiera, quella che nelle parrocchie offre ai credenti una speranza di trascendenza e un comune senso di unità, e il Vaticano dove si sviluppa il confronto tra le diverse correnti della Curia.
Dottrina, comportamento e potere sono ovviamente destinati a scontrarsi. Ma rappresentano il terreno dove da secoli i Romani vivono con distaccata consapevolezza e con la consueta dissacrante ironia.
Ci sarà un altro seguito o vi cimenterete in qualcosa di nuovo?
Armando:
Vi sarà sicuramente un seguito. Due già in parte scritti e poi vedremo.
Bruno:
Qui siamo nella sfera dell’imponderabile e tuttavia noi stiamo progettando e scrivendo nuovi intrighi.
Bianca Folino