È di questi giorni la notizia del piccolo Karim, rimasto ucciso mentre stava cercando di introdursi dentro un cassonetto per la raccolta degli abiti usati… prima di tutto porto le mie condoglianze alla famiglia.
Poi però vorrei dire due cose: la prima sul come funziona la raccolta degli abiti usati attraverso l’uso dei cassonetti gialli che vediamo per le nostre strade… ma vale anche per quelli che portiamo direttamente in Parrocchia o nei Centri Caritas.
Non pensiate che il vostro cappotto… sì sì, proprio quello che non mettete più perché ha il collo un po’ sgualcito… vada a un povero cristo che non riesce nemmeno a recuperare qualche euro per mangiare… no, non funziona così. Ma non è una truffa, è tutto legale.
Gli abiti donati vengono prelevati da Cooperative autorizzate dai vari Comuni o dalla Caritas… che ha praticamente la fetta più grande di questo mercato. Dicevo, i vestiti vengono raccolti… controllati, nel senso che degli addetti dividono quelli proprio da buttare da quelli recuperabili… poi vengono sanificati, in genere tramite fumigazioni… a questo punto viene fatta una seconda scelta, i migliori finiranno nei mercatini dell’usato e tutto il resto venduto al chilo (quintale) come straccio… parte finisce anche nei mercati africani. Il ricavato delle vendite dei vestiti usati, in parte viene utilizzata a scopi benefici…l’entità della parte dipende da chi li raccoglie.
Quindi non scandalizziamoci più… basta!
Ma veniamo al titolo… proprio questa mattina ho letto un articolo di un noto giornalista, per lo meno il sito porta il suo nome… parlava proprio di quello che è successo al piccolo Karim… stritolato dal cassonetto dei vestiti usati.
Ho riletto un paio di volte quella frase perché convinto di aver capito male: stritolato dal cassonetto!
Ecco il ribaltamento della verità, la manipolazione dell’informazione… la cazzutaggine di chi ha scritto quell’articolo, venendo meno a quello che dovrebbe essere il mestiere del giornalista… dare notizie… narrare i fatti.
Certo che se ci metto un po’ di sensazionalismo, di sano pietismo e un po’di cretineria… l’articolo farà più effetto.
Ma qui entriamo nel ribaltamento della realtà… in effetti in Italia abbiamo cassonetti che stritolano le persone che cercano abusivamente di entrarci… abbiamo alberi assassini che uccidono gli idioti pippati che vanno a sbatterci contro… abbiamo montagne assassine di coloro i quali sfidano la legge di gravità.
Il problema è che siamo nella Nazione dell’inverosimile, già decenni fa si proibì di mettere i vetri sul colmo dei muri di recinzione (muri alti die metri e mezzo, non muretti)… motivo?
Mica si può rischiare che se qualcuno li scavalchi si possa far male no? Beh, no, certo… però mi domando: perché qualcuno dovrebbe voler scavalcare il mio muro? È lo stesso concetto del cassonetto che stritola chi vuole entrarci per rubare… sì, rubare, qualche straccio.
Il dramma del piccolo Karim dovrebbe far pensare al giornalista di cui sopra, che forse, ma dico forse… il problema non è il cassonetto, ma una società che porta un ragazzino a cercare di rubare un paio di scarpe usate… il cassonetto non c’entra nulla, se il piccolo non fosse entrato niente sarebbe successo… ma è proprio questo il punto focale: ma che società disumana siamo diventati?
Incolpiamo gli alberi lungo i viali, le montagne che sono lì da milioni di anni… il mare, l’acqua… che spazza case costruite dove non andavano costruite… valanghe che coprono un albergo messo in fondo a un pista realizzata tagliando gli alberi che avrebbero evitato la tragedia… ma la colpa è della valanga… no caro essere umano, la colpa è tua.
Finiscila di dare la colpa agli altri per le tue cazzate!
Fabio Pedrazzi