I Ching: il libro dei mutamenti

“Esamina dapprima le parole,
medita tutto ciò che esse intendono,
le norme fisse allora si palesano.
Se tu però non sarai l’uomo giusto,
a te il significato non si svela”
E’ proprio in questo assunto che potremo riassumere il Libro dei Mutamenti, o I Ching, un vero e proprio compendio della cultura cinese. Non è solo il libro divinatorio che andava di moda in Italia negli anni Settanta, l’I Ching è molto di più: è il testo classico più antico sopravvissuto alla distruzione delle biblioteche operata dal primo Imperatore (Qin Shi Huang Di).
Il Libro dei mutamenti è composto di due parti, il “classico” e il “commentario”. E’ un libro che ancora oggi impegna studiosi di varie nazionalità perché è soggetto ad interpretazioni. Ed è uno di quei testi da tenere sempre a portata di mano per poterlo leggere e rileggere, consultare all’occorrenza. La prima parte è composta da 64 esagrammi, overo un’unità basata su sei linee che sono la rappresentazione dei principi di Yin e Yang, più precisamente le linee continue rappresentano lo Yang mentre quelle interrotte lo Yin. Per Confucio era il libro della saggezza che a livello popolare veniva e viene ancor oggi usato a scopi divinatori. Diversi sono gli studiosi che cercano di approfondire gli aspetti matematici, filosofici e fisici.

I metodi per ottenere i vari responsi alle domande poste sono diversi: dalle tre monete agli steli fino ai gusci di tartaruga. Le origini di questo testo sono incerte e molti sono gli anedotti, come sempre accade quando parliamo di cultura e tradizioni cinesi.
Si chiama Libro dei mutamenti perché alla fine si tratta proprio della filosofia del cambiamento, quindi di un percorso che per molti è assimilabile alla via dell’universo. Secondo la concezione taoista l’unvierso è in continuo mutamento per chè al suo interno operano lo Yin e lo Yang che sono due forza diverse e complementari. Anche nell’Uomo accade che il mutamento sia la tendenza naturale anche se spesso gli uomini cercano di resisterle.

Confuciani e taoisti hanno studiato e commentato questo testo a fondo, ma anche per i buddisti cinesi è fondamentale. Nel 1687 viene parzialmente tradotto in latino e da allora è diventato il più conosciuto testo cinese in Occidente. Tanto che Leibniz vide nei due tipi di linee, spezzata e unita, un esempio di numerazione binaria. Anche il sinologo Richard Wilhelm lo studiò a fondo e ne pubblicò una versione con un’introduzione di Carl Gustav Jung. E fu proprio Jung che studiando il meccanismo dell’interrogazione dell’Iching coniò il concetto di sincronicità, cioè della connessione acausale e atemporale di uno o più eventi significativi. A suo giudizio da una parte c’era l’estrazione dell’esagramma e dall’altra la situazione interrogata e ciò era una dimostraizone della connessione psichica con l’inconscio, sia personale che collettivo. Quella connessione è ciò che permetteva di associare l’esagramma alla domanda posta.


Chiaro che la numerologia la fa da padrona nell’uso di questo testo soprattutto quando lo consideriamo da un punto di vista divinatorio. Ma non dobbiamo dimenticare che la cultura cinese è permeata dalla numerologia in ogni suo aspetto, da quello scientifico fino a quello artistico. I trigrammi sono alla base di questo testo, quelli che sono chiamati Baguà, in particolare del Cielo anteriore (alla nostra nascita) e posteriore (alla nostra nascita). Gli stessi Bagua che diventano esercizi marziali di Qigong e che nelle case dei cinesi ancora oggi assumono l’aspetto di piccoli quadri appesi ai muri per portare fortuna e abbondanza alla famiglia.

Bianca Folino

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