Le stelle non avevano segreti per lei, come del resto i numeri e la filosofia. Stiamo parlando di Ipazia d’Alessandria, scienziata e filosofa greca che nasce tra il 335 e il 370, c’è incertezza sulla data esatta, in Alessandria d’Egitto. Fu un’importantissima filosofa, matematica e astronoma.
Figlia del filosofo Teone, studiò fin da giovanissima presso la biblioteca di Alessandria. Donna di enorme cultura, di lei non restano scritti, probabilmente a causa di uno degli incendi della biblioteca alessandrina avvenuto intorno al 400. Nonostante ciò, filosofi e sapienti del suo tempo ne parlano come una delle menti più brillanti dell’epoca. Formulò anche ipotesi sul movimento della terra, cercando di superare la teoria tolemaica, che la vedeva al centro dell’universo. Inventò l’astrolabio, il planisfero, l’idroscopio, strumento con cui si può misurare il diverso peso specifico dei liquidi. In filosofia aderì alla corrente neoplatonica e non si convertì mai al cristianesimo, motivo per il quale fu trucidata a morte.
Oltre a tradurre e divulgare molti testi greci, è grazie a lei che le opere di Euclide e Archimede arrivarono in Oriente tornando poi in Occidente secoli dopo. Insegnò e divulgò ai suoi discepoli le sue conoscenze matematiche e astronomiche all’interno del museo di Alessandria, che era la sede della cultura.
In un clima di fanatismo e di ripudio della scienza e del sapere, venne trucidata nel marzo del 415, lapidata in una chiesa da una folla di fanatici. Il suo essere donna per di più di grande cultura, fu un’aggravante della sua posizione all’interno del clima di fanatismo del periodo. La religione cristiana in espansione, non accettava che la donna potesse avere un ruolo importante nella società, men che meno libera e scevra da condizionamenti.
Una storia che deve far riflettere di come tutti i dogmi, sia religiosi che ideologici, possano essere nemici della libertà di pensiero e della sete di conoscenza, oltre che assurda fonte di discriminazione nei confronti del genere femminile. Nonostante siano passati 1600 anni dal giorno della sua morte, Ipazia vive più che mai all’interno di ognuna di noi.
Sonia Filippi