Quando la medicina non era scienza

Oggi la medicina si comporta spesso come fosse una scienza certa. Ma la sua storia ci dice che non lo è mai stata. In passato le cure per le varie patologie e disturbi erano piuttosto assurde come le credenze circa le malattie. Erano cure spesso inutili e piuttosto strambe che vanno dalle viscere delle balene che andavano sfregate tra loro, fino alle maschere profumate e all’ingestione del sangue dei gladiatori.

Gli egizi per esempio curavano il mal di denti con una pasta da applicare sulla zona dolorante, una mousse realizzata con i topi morti mescolata con altri ingredienti naturali. Nell’antica Grecia esisteva invece la “teoria degli umori”: il corpo era goveranto tra quattro umori in equilibrio tra loro che erano sangue, flemma, bile gialla e bile nera. Uno squilibrio tra gli umori portava alla malattia che veniva curata con l’ingestione di piante amare e di quella del sesamo per la febbre.

Nella Roma Imperiale c’era una credenza secondo la quale bere il sangue dei gladiatori morti in combattimento aumentasse la forza fisica, oltre a guarire da varie malattie. Si credeva che attraverso il sangue di un valoroso si potessero trasmettere le virtù a chi lo beveva.

Nelle civilità precolombiane era diffusa la pratica di perforare il cranio per curare il mal di testa ma anche i disturbi mentali, ma anche in Europa questa pratica si utilizzava durante il medioevo credendo che così gli spiriti maligni avrebbero lasciato il corpo del paziente (o malcapitato!). Sempre nel Medioevo e fino a Rinascimento inoltrato la polvere di mummia, creata attraverso la macinazione delle mummie egizie era considerata un rimedio per molti disturbi, tra i quali il mal di stomaco, le emorragie e l’epilessia.

Durante l’epidemia di peste che investì il nostro paese dal 1629 al 1633 i medici indossavano maschere dotate di un lungo becco che veniva riempito con erbe e profumi. Si credeva che così facendo il morbo non si sarebbe diffuso e si sarebbe evitato il contagio.

Nel Diciannovesimo secolo le sanguisughe venivano usate per una vasta gamma di malattie, dai reumatismi alle emicranie. Le sanguisuge in realtà erano utili solo per pulire le ferite infette, in quanto si nutrivano di pelle morta e con la saliva rilasciavano degli enzimi anticoaugulanti e vasodilatatori. Sempre nel 1800 si è diffuso l’elettroshock per trattare patologie mentali come l’isteria e la depressione. Questo rimedio è stato successivamente abbandonato, per fortuna, in quanto ritenuto piuttosto pericoloso per il paziente e per niente utile per le cure.

Nello stesso periodo, soprattutto in Australia meridionale si è diffusa la credenza che entrare nelle carcasse delle balene spiaggiate e strisciare le loro viscere in decoposizione per 20 o 30 ore fosse una miracolosa cura contro i reumatismi. Infine, ma non ultimi i bagni, freddi e caldi che nel ‘900 servivano per curare l’isteria, reumatismi, anemie e quello che veniva definito “sovraffaticamento spirituale”.

Redazione