La baby sitter killer

Amelia Elizabeth Dyer nata a Bristol nel 1838 è stata la più cruenta assassina di bambini nell’ epoca vittoriana in Inghilterra. Fu processata e impiccata per un solo omicidio, ma di certo fu responsabile di molte altre morti, il numero reale delle vittime si aggira intorno alle 400, anche se soltanto sei vittime furono confermate. Venne soprannominata Jill the Ripper, perché il suo caso era cronologicamente vicino a quello di Jack lo Squartatore. Si pensò persino che potessero essere la stessa persona, ma è poco probabile.

La Dyer contattava le famiglie che volevano lasciarle i loro bambini, in cambio chiedeva soldi e vestiti per i piccoli. Loro accettavano e glieli lasciavano. La donna però li faceva morire di fame. Amelia riuscì a eludere le forze dell’ordine per molto tempo. Fu arrestata nel 1879, quando un medico che certificava il suo operato, si accorse che molti bambini lasciati alle sue cure erano morti. Non fu condannata per omicidio plurimo ma per negligenza, ossia scarsa cura dei piccoli, per questo passò sei mesi ai lavori forzati che la provarono molto psicologicamente. Da questo momento cominciò a sviluppare tendenze suicide e si dedicò al consumo di droghe e alcol. Al rilascio tentò di riprendere la sua attività e ricominciò a uccidere nello stesso modo. Riuscì nuovamente a eludere le forze dell’ordine e a tenere lontana l’attenzione dei genitori; si spostava spesso e cambiava continuamente norme. Nel 1890 dopo un ulteriore tentativo di suicidio, venne ricoverata in un ospedale psichiatrico da cui uscì ulteriormente provata.

Due anni più tardi si trasferì nel Berkshire insieme a una socia, Jane Smith. Nel 1896 uccise le tre vittime identificate. Doris Harmon, Harry Simmons, ed Helena Fry vennero adottati, portati in casa sua e strangolati con un nastro, i corpi messi in un sacco riempito di mattoni e buttati nel Tamigi. Il corpo della Fry però venne ripescato e dalla carta da imballaggio di cui era avvolto si risalì a una ” Signora Thomas”. I primi sospetti si concentrarono proprio sulla Dyer. Dopo aver raccolto informazioni, la polizia perquisì il suo appartamento, trovando delle prove inequivocabili del suo operato. Telegrammi che parlavano di accordi sulle adozioni, lettere di genitori che si informavano sulla salute dei loro figli e il nastro con cui i piccoli venivano strangolati. “Signora Thomas” era uno dei tanti pseudonimi della Dyer, i poliziotti la arrestarono collegandola all’ omicidio della Fry. In un periodo successivo, dragando nuovamente il Tamigi, trovarono altri sei corpi. Facendo una stima, in circa vent’anni di attività, si stabilì che le vittime fossero almeno 300, ma la donna ne confessò 401.

Fu processata nel maggio del 1896 e benché fosse un’alcolizzata e assumesse stupefacenti, non venne giudicata incapace di intendere e volere. In quattro minuti e mezzo fu condannata a morte. Fu torturata e impiccata alle nove del mattino del 10 giugno 1896, nella Newgate Prison di Londra. Le sue ultime parole furono: “Non ho nulla da dire”.

Sonia Filippi