La “Flacking” di Ememem

Si chiama “Flacking” ed è una speciale arte di strada che mira a riparare i marciapiedi. Il suo creatore ha voluto dargli questo nome ed è Ememem, artista di strada sconosciuto che come Banski sta facendo circolare il suo nome nonchè il suo modo di fare arte nel più totale anonimato.

A vedere le sue opere viene subito in mente il Kintsugi giapponese che ripara oggetti di ceramica rotti con inserti in oro, con il fine di impreziosirli. Con lo stesso scopo Ememem ripara i marciapiedi e li rende preziosi con inserti in ceramica, per la precisione mosaici.

L’artista di strada è noto dal 2016 e la sua tecnica è stata adottata da altri artisti del mondo tanto che il termine “flacking” è divenuto sinonimo di riparazione. Ma anche fasciatura o medicazione. Qualunque sia il termine è comunque bello vedere come l’arte urbana possa diventare utile per impreziosire imperfezioni o buche delle zone cittadine.

Le opere di Ememem si trovano principalmente a Lione, da dove l’artista proviene, ma anche a Parigi, Torino, Milano, Barcellona, Madrid, in Scozia ad Aberdeen e a Lipsia, in Germania. I suoi mosaici riproducono motivi geometrici e possono essere applicati anche alle facciate di palazzi che sono state danneggiate dalle intemperie.

Ememem crea le sue opere di notte, tanto che generalmente vengono scoperte all’alba. E’ come se questo artista volesse porre rimedio allo stato di degrado cittadino: del resto buche e crepe nei marciapiedi hanno un aspetto decisamente antiestetico e trasandato. A Lione quasi tutti conoscono le opere di Ememem che è considerato una star locale per i suoi mosaici che ormai sono oltre 300 in città. Molte di questi sono firmati, altri hanno il simbolo di una cazzuola che vuole rappresentare l’artista lionese.

Sul suo sito Ememem definisce il flacking come “l’arte di riparare le buche”, termine che ha voluto mutuare dal francese “flaque” che sta a indicare le pozzanghere. L’artista si paragona ad un chirurgo che vuole far risaltare le ferite del tessuto urbano attraverso la ceramica colorata dei suoi mosaici.

E come il notissimo Bansky vuole restare anonimo, non concede interviste, nemmeno al telefono, nè si fa fotografare. Nemmeno i galleristi con i quali collabora lo hanno mai visto dal vivo e chi lo conosce si guarda bene dal dire qualcosa sul suo conto o dal rivelare la sua identità.

L’artista lionese non sembra avere una formazione specifica in arte, ha iniziato a fare il piastrellista per seguire le orme del padre oltre a coltivare la sua passione musicale entrando a far parte di una band rock. In realtà non si sa nemmeno dove sia nato o che significato abbia il suo nome d’arte. Comunque sia alcune delle sue opere sono state esposte anche in gallerie francesi, ritagliando interi pezzi di tessuto urbano. E le città sono sicuramente più belle con un pizzico di ceramica che colora palazzi e marciapiedi.

Bianca Folino