La più bella, la più dimenticata

Era considerata la donna più bella di Città del Messico, con due occhi chiari da togliere il respiro, era una poetessa, pittrice, modella e attivista per I diritti delle donne. Eppure pochi la ricordano e pochi ne hanno scritto. Stiamo parlando di Carmen Mondragòn in arte Nahui Olìn. Difficile reperire sue notizie e se non fosse stato per il libro “Nahui” di Pino Cacucci probabilmente il mondo l’avrebbe già dimenticata.

Carmen Mondragòn

E sarebbe stato un peccato visto che Carmen Mondragòn visse a Parigi e respirò la stessa aria di Picasso, Rivera e di Matisse, venendo a contatto con I maggiori artisti dell’epoca. Purtroppo il suo declino inizia nel 1934 e sarà un’agonia lenta che si protrarrà fino alla sua morte avvenuta nel 1978. Negli anni Sessanta vendeva cartoline per strada, vecchie immagini di sè giovane e bellissima. Nata nel 1893, Nahui Olìn ha avuto una vita piuttosto attiva fino al suo declino.

Autoritratto di Nahui Olìn

Era la quinta di otto figli del generale Manuel Mondragòn e ricevette un’educazione privilegiata, prima in Messico e poi in Francia. Suo padre che era specializzato nella progettazione di artiglieria portò la sua famiglia in Spagna nel 1905 e qui Carmen incontra il cadetto Manuel Rodriguez Lozano che in seguito diventerà un pittore. I due si sposano nel 1013 e si trasferiscono a Parigi dove verranno in contatto con diversi artisti.

Carmen lascerà però il marito a causa di una presunta bisessualità di lui e si trasferirà in Spagna e qui avrà una prima una relazione tormentata con il vulcanologo Gerardo Murillo e poi con il capitano Eugenio Agacino con il quale si stabilirà a Veracruz. Agacino morirà nel 1934 anno in cui inizierà anche il declino di Nahui Olìn che morirà, in povertà assoluta nella città che le aveva dato I natali. Il suo nome, più che per le sue opere artistiche, è legato alla foto di nudo che le hanno fatto Edward Weston e Antonio Garduno. E questo forse è il vero peccato.

“Due gatti”

Vogliamo però proporre ai lettori un suo testo, piuttosto significativo:

“Sono un essere incompreso che affoga nel vulcano delle passioni.

Cammino lentamente nell’aria elastica di un mondo affascinante e terrificante, ma sono autentica in tutto ciò che faccio e dico.

Sono sempre presente. Eppure nessuno mi vede.

Sono consapevole delle emozioni che provo, anche le più travolgenti. Eppure tutti si prendono gioco di me.

Si sono persi nel mare verde dei miei occhi e si sono dimenticati di andare in profondità.

Sono destinata a morire d’amore, sola.

Mi hanno negato di essere bambina, circondandomi di regole, come se si potesse imprigionare una tigre.

Ho buttato giù l’infanzia con un bicchiere di tequila e ora seguo solo il mio corpo. Unica guida saggia e affidabile.

Non ho mai smesso di credere in me stessa, non ho mai smesso di farmi condurre dall’amore, non ho mai smesso di ricercare o di studiare. E mai smetterò di vivere.

Rimarranno le mie poesie, i miei dipinti, i miei spartiti musicali.

Rimarrà la leggenda della donna messicana con gli occhi più belli di tutto l’universo.

Rimarrò io, nei ricordi, forse, di qualcuno.”

Bianca Folino