Le cose reali nel buio non sembrano più reali dei sogni. (Murasaki Shikibu)
In teatro il buio è il mago del regno.

Quel regno rimane intriso di nero fino a quando le chiavi non girano nella toppa, si apre la porta e vengono accese tutte le luci già disposte in sala e sulle americane alte al soffitto.
Il teatro vive nel buio come per dissipare tutti gli applausi, i sorrisi, le parole e le scene che sono state vissute durante lo spettacolo.
Il buio è un amico prezioso. È una pausa ad un continuo definirsi.

Arriva nel momento in cui l’attore finisce la battuta o viene terminata una scena a cui si ridà vita e respiro è come se quel respiro prima luminoso ed emozionante ora trova quiete e riposo.
Il buio ha un tempo. Ben definito ed importante e come tutti i tempi teatrali deve essere rispettato affinché tutto il resto si incastri come il più bel puzzle dai mille colori.
Quando viene chiamato tutti si fermano: i contorni spariscono e lo spazio si fa leggero come in un filato di cotone di uncinetto nero e soffice in cui ci si può affondare.
Il buio è un attimo. Un attimo fatto di tutti i colori della luce che non vogliono apparire e che si mostrano in tutta la loro sacralità ad occhi ancora increduli.
Zuleika Iegiani