L’Universo è donna

E’ grazie ad una donna se sappiamo di cosa sia composto l’Universo. La comprensione della composizione della masse stellari è infatti legata al nome di Cecilia Helena Payne (1900-1979) un’astrofisica anglo statunitense. Eppure di lei oggi non c’è nemmeno una targa che la ricordi o una statua o altro, anche se l’asteroide 2039 Payne-Gaposchkin ha preso il suo nome e la comunità scientifica le ha dedicato una patera, cioè una struttura geologica crateiforme sul pianeta Venere.

Cecilia Payne

Ma come per ogni donna che si rispetti anche Cecilia Payne ha dovuto farsi valere all’interno di una comunità che ha messo in dubbio gli stessi risultati delle sue ricerche. E ha cercato di ostacolarla piuttosto spesso. Fin dagli esordi ha incontrato difficoltà nella sua carriera tanto che proprio per una mancanza di riconoscimento professionale si è trasferita negli Stati Uniti per lavorare ad Harvard. E’ stata la prima donna ad ottenere un dottorato in astronomia alla Radcliffe College e nonostante Otto Struve definì la sua tesi di laurea come “la più brillante mai scritta in astronomia”, l’astronomo Henry Norris Russel disse che c’erano errori nei risultati della sua ricerca che indicava come l’idrogeno fosse di gran lunga il maggiore elemento presente nella costituzione del sole tanto da raggiungere il 90 per cento. Ai tempi però si riteneva erroneamente che il sole fosse costituito in massima parte da ferro e questo fece sì che Russel smentisse in un primo momento la tesi di Payne per poi appropriarsi dei dati prendendosi il merito della scoperta pochi anni dopo.

Il sole in una delle immagini della Nasa

Nel 1933 Cecilia Paune incontrò l’astrofisico russo Sergei Gaposhkin con il quale si sposò ed ebbe tre figli.

Cecilia Payne al lavoro

E’ grazie a questa scienziata che ha aperto la via alle colleghe del futuro se oggi sappiamo qualcosa anche delle stelle variabili, cioè quelle stelle la cui luminosità appare dalla terra fluttuante. Fu la prima donna ad essere promossa professore della Harvard University e in questo fece da apri pista alle professoresse che arrivarono dopo di lei e che ottennero la meritata cattedra. Potremmo quasi dire che è stata la prima donna a focalizzare l’attenzione del mondo e della comunità scientifica sui problemi discriminatori che ancor oggi affliggono le donne in molti paesi, relegandole a ruoli di secondo piano rispetto ai colleghi uomini.

Redazione