Che cos’è il manoscritto Voynich? È uno dei manoscritti più controversi che sia mai stato rinvenuto. Ma andiamo con ordine. Wilfrid Voynich, il suo scopritore, era un antiquario e mercante di libri rari, di origini polacche. Nel 1912 si recò in Italia pervenendo a Frascati. L’Ordine dei Gesuiti voleva restaurare Villa Mondragone, ma non avendo i fondi necessari a disposizione, decise di vendere una parte dei libri antichi in suo possesso, e tra questi il controverso manoscritto. Del tomo vetusto non si conosce né il nome dell’autore, né il titolo. Ma ciò che lo rende ancor oggi un misterioso enigma sono i caratteri utilizzati e la lingua. Le lettere sono differenti da qualunque alfabeto sin qui conosciuto e non si comprende in quale lingua sia stato scritto. Molti studiosi del manufatto, ritengono, inoltre, che il testo sia cifrato. Si comprende come il tutto abbia avvolto il manoscritto sotto un alone di mistero, che l’ha fatto diventare quasi una leggenda. Scritto su una sottile pergamena di capretto, questo codice consta di circa 240 pagine, ne mancano alcune e altre sono ripiegate, oltre a centinaia di disegni, contiene 37.919 parole con 25 lettere o caratteri distinti. Non ha capitoli, e la grafia è la scrittura umanistica a caratteri latini usata in Europa Occidentale tra la prima metà del XV secolo e i primi del XVII secolo.
Voynich trovò all’interno del libro una lettera risalente al XVI secolo in cui Jan Marek Marci, rettore dell’università di Praga, inviava questo libro al Gesuita Athanasius Kircher perché lo aiutasse a decifrarlo, evidentemente senza successo. Per molti anni si è ritenuto che fosse un falso creato ad arte dall’astrologo e falsario inglese Edward Kelley e dal mago John Dee per truffare Rodolfo II, grande collezionista. Nella lettera sopra menzionata, infatti, si fa riferimento all’imperatore Rodolfo II, che credendolo un’opera di Bacone, lo avrebbe acquistato per 600 ducati. Dal 1969 il Voynich, come viene comunemente chiamato, fa parte della collezione della Biblioteca Beinecke dell’università di Yale, che ne ha creato una copia digitale, liberamente consultabile. Nel volume sono presenti molte illustrazioni a colori di varie tematiche: botanica, astronomia, astrologia, biologia e farmacologia. La presenza di questi disegni ha aumentato le incertezze riguardo all’interpretazione dello stesso. Nella sezione dedicata alla botanica, per esempio, è rappresentato il girasole comune, pianta che prima della scoperta dell’America era sconosciuta in Europa. Questo fatto sposterebbe la collocazione del manoscritto a dopo il 1492.
Nel 2011 un gruppo di ricercatori con l’uso della datazione al carbonio-14, ha spostato però la data comprendendola tra il 1403 e il 1438. Questi risultati non sono considerati da tutti attendibili dato che non è stato possibile analizzare l’inchiostro con cui è stato vergato. Il testo conterrebbe anche illustrazioni di riti esoterici. I disegni di piante, stelle e donne potrebbero rappresentare simboli alchemici. L’alfabeto contenuto nel Voynich è unico, sono state riconosciute tra le19 e le28 probabili lettere che non hanno riscontri con nessun alfabeto attualmente conosciuto. Non sono poi presenti cancellature o errori ortografici, questo potrebbe indicare la partecipazione di più persone alla sua stesura, e forse di una lingua ” artificiale” dove ogni parola è composta da un insieme di lettere o sillabe che rimandano a una divisione in categorie. Nel corso dei secoli molti studiosi si sono cimentati nel tentativo di decifrare questo manoscritto. Tra tutti i tentativi, il più interessante è quello del professor Greg Kondrak e del suo studente Bradley Hauer dell’Università di Alberta nel 2016, secondo i quali il testo è stato codificato utilizzando degli alfagrammi, cioè riordinando le parole in ordine alfabetico (es. casa diventa aacs). Secondo alcuni si tratterebbe di una lingua scomparsa della regione del Caucaso. Altri invece ritengono che le parole si avvicinino all’ ebraico. In ogni caso comunque, i vari tentativi non hanno mai dato una totale traduzione sensata del testo. Molte frasi appaiono prive di ogni costruzione logica.
Il Voynich fu attribuito anche a Leonardo, perché sembra scritto da un mancino quale era, e contiene elementi propri del Rinascimento. Ma l’autore reale è a tutt’oggi sconosciuto. Dopo molti secoli il manoscritto Voynich non è ancora stato decifrato, non ci sono certezze sulla lingua utilizzata e ci sono dubbi sul fatto che in effetti il testo abbia un senso. La disposizione dello scritto non risponde alla struttura semantica delle lingue note. Molte parole si ripetono, finanche tre volte nella stessa riga e 15 volte nella stessa pagina. La scritta è priva di punteggiatura ma va normalmente da sinistra a destra, anche se alcuni paragrafi sono preceduti da asterischi e stelle. Tutti questi ingredienti sono tuttora la causa del suo fascino su ricercatori e appassionati, che non perdono la speranza di poter venire a capo, un giorno, di questo misterioso enigma.
Sonia Filippi