Mielificazione: un antico e macabro rimedio

Il ” Bencao gangmu” noto come “Compendio di materia medica” è un’ importante opera enciclopedica di medicina, storia naturale ed erboristeria cinese, stilata dal farmacologo e naturalista Li Shizhen, vissuto durante la dinastia Ming. Sebbene il testo parli soprattutto di rimedi naturali a base di piante, nel capitolo 52 si parla di un processo noto come “mielificazione umana”, una ricetta proveniente dai paesi arabi.

Il processo consterebbe di questo: la persona in questione smette di mangiare qualsiasi cibo, iniziando a nutrirsi soltanto di miele, arrivando persino a farsi il bagno in esso. Dopo circa un mese le feci e l’urina della vittima sono composte solo di miele e secondo la leggenda anche il sudore. A morte avvenuta, il corpo viene messo in una bara di pietra e ricoperto del liquido ambrato, dove deve macerare per cento anni. Sulla bara vengono posti data e sigilli. Al termine del tempo trascorso, viene aperta e quello che si è formato, usato per guarire ferite e ossa rotte, o ingerito in piccole quantità per curare ogni disturbo. La confettura così ottenuta si chiamava “Mizen” o uomo di miele, ed era venduta a cifre astronomiche.

La cosa più raccapricciante di questo processo è che doveva iniziare quando il soggetto era ancora vivo. Secondo Shizhen in Arabia gli stessi uomini di 80 anni si offrivano spontaneamente per questo procedimento, donando il proprio corpo in sacrificio.

Anche se non esistono prove certe, è probabile che fosse realmente applicato, nelle società antiche utilizzare parti del corpo umano da soggetti vivi e non per scopi curativi, era del tutto usuale.

Questo concetto fa parte del cosiddetto “cannibalismo medico” applicato in varie forme da varie culture nel corso dei secoli.

Sonia Filippi