Missing 411

La sigla ” Missing 411″ in riferimento al linguaggio informatico, viene collegata all’errore 411 che indica la mancanza di un file, che permetta di accedere a una determinata pagina. È un errore molto comune, ma è spesso difficile da capire quale sia l’elemento mancante che non fa funzionare il web.

Vi chiederete dove si voglia voglia andare a parare. È presto detto, la suddetta sigla fu applicata dal detective David Paulides in riferimento ai casi di scomparsa all’interno dei parchi nazionali nel territorio americano, la cui causa di scomparsa o morte, nell’eventualità non frequente, in cui il corpo venga ritrovato, non sarebbe ascrivibile nè a un atto personale, un suicidio per esempio, ne a un’azione violenta esterna, un’aggressione da parte di terze persone o di un animale, nè a cause naturali comuni, assideramento o congelamento. Si tratterebbe letteralmente, di migliaia di eventi senza risposta.

Inizialmente Paulides pensò che il responsabile fosse Big Foot, conosciuto anche come Abominevole Uomo delle Nevi, ma i peli ritrovati sui rari corpi rinvenuti non potevano essere ascritti né a un animale né a un essere umano. Inoltre molte aree di scomparsa, erano totalmente esenti da avvistamenti del medesimo. Cominciò così a raccogliere centinaia di sparizioni da considerarsi inspiegabili secondo la logica razionale. Durante il lavoro di catalogazione Paulides, si rese conto di alcuni patterns che si ripetevano e che sembravano caratterizzare i vari casi. Uno di essi era la prossimità delle vittime a un corso o a uno specchio d’ acqua, e in nessun caso le vittime erano state trovate annegate. Notò anche che in gran parte delle sparizioni la situazione meteorologica sembrava essere mutata in maniera del tutto improvvisa e peggiorativa dando vita a tempeste, piogge e nebbie improvvise, quasi come se una forza aliena volesse impedire le ricerche. Molti di questi casi si collocavano inoltre, vicino a massicci rocciosi, come quello granitico del Yosemite per esempio, facendo sorgere inquetanti collegamenti con il romanzo “Picnic ad Hanging Rock”, che sicuramente molti di voi conosceranno.

Le orme delle persone scomparse proseguivano per un tratto per poi sparire improvvisamente senza una spiegazione plausibile.

Anche gli identikit degli scomparsi sembrano seguire un certo pattern ripetitivo. Si tratta soprattutto di bambini tra i 2 e 3 anni, quindi molto piccoli, ma anche persone con disabilità fisica o mentale o all’opposto individui molto dotati sia dal punto di vista fisico che psichico. Paulides nota anche che tra i membri degli scomparsi compaiono spesso religiosi o militari.

Cosa incredibile a credersi, i piccoli vengono molto spesso trovati molti giorni dopo ricerche inutili, e a una distanza anche di centinaia di kilometri, che mai avrebbero potuto percorrere. In questi casi i bambini non presentano ferite e gli abiti sono puliti anche in presenza di condizioni meteorologiche avverse. Sebbene per la maggior parte le persone spariscano nel nulla per non essere mai più ritrovate, in una piccola percentuale vengono repertate, vive o morte. Quando vengono ritrovate in vita appaiono in uno stato confusionale e non ricordano quasi nulla. Non sanno spiegare come siano arrivate nel luogo del ritrovamento né come vi siano giunte, e neppure cosa sia accaduto nel lasso temporale intercorso.

Sconcertante il caso di Steven Kubacki avvenuto nel 1977. Impegnato in un’escursione sciistica sul lago Michigan, scomparve per poi essere ritrovato 14 mesi dopo a oltre mille kilometri di distanza, senza alcun ricordo.

Anche Danny Filippidis sparì mentre stava sciando: si trovava nello stato di New York per ricomparire di colpo in California a circa 5000 kilometri di distanza con ancora gli sci ai piedi.

Sebbene molti considerino valida la teoria degli “alieni”, alcuni dei sopravvissuti, soprattutto bambini, sostengono di essere stati portati sottoterra in un ambiente fortemente illuminato per tutto il tempo del loro “rapimento”, nonostante in superficie si alternasse il ritmo giorno-notte.

Rivelazioni simili sembrano quindi collegarsi al “piccolo popolo”, progenie dimorante in una dimensione sotto o dietro la nostra, i cui accessi sarebbero folkloristicamente collocati in posti nella profondità delle aree boschive. Secondo queste tradizioni antiche essi rapirebbero gli umani per portarli nel loro mondo dal quale solo alcuni farebbero ritorno. Vale la pena sottolineare che, una certa percentuale di sparizioni avviene in aree considerate dalla popolazione indigena, tabù, perché ritenute la dimora di spiriti pericolosi. A questo riguardo la toponomastica è assai significativa, per esempio una di queste zone è la Devil’s Head, in Colorado dove sparirono molte persone tra cui il teologo Maurice Dametz che letteralmente si volatilizzò. Nello stato dello Utah si trova il promontorio denominato Devil’s Slide dove scomparve la piccola Ana, e nelle Montagne Rocciose in Colorado, presso il Devil’s Nest il piccolo Alfred Beilhartz. Tali rapimenti denominati “fairies”, fatati, sembrerebbero appunto collocarsi in luoghi così considerati, come per esempio tumuli funerari risalenti al neolitico o antichi forti megalitici in rovina.

Big Foot? Alieni? Fairies? O più semplicemente eventi del tutto casuali imputabili all’intervento umano?

Quale che sia la risposta a tutt’oggi è ancora sconosciuta.

Sonia Filippi