La determinazione, il coraggio e la ferrea volontà di superare ogni limite, soprattutto quelli imposti dalle convenzioni sociali, per arrivare al traguardo che ci si è proposti. In questo assunto si potrebbe riassumere la vicenda di Diana Nyad, classe 1949, nuotatrice statunitense che alla bellezza di 64 anni è riuscita a percorrere, bracciata dopo bracciata, il tratto che unisce l’Havana (Cuba) e Key West (Florida). Sì certo, avete capito bene, ha nuotato per 177 chilometri ed è stata la prima persona a coprire a nuoto questo percorso senza l’ausilio della gabbia per squali.
I riflettori della notorietà per Nyad sono arrivai nel 1975 quando ha nuotato intorno all’isola di Manhattan per 45 chilometri. Ma la traversata Cuba-Florida ha avuto diversi tentativi da parte sua andati falliti, a partire dal suo 28esimo anno d’età. La nuotatrice però non si è mai data per fallita anzi, alla bellezza dei suoi 60 anni ci ha voluto riprovare ma per quanto avesse una crew di tutto rispetto non ci è riuscita. Per quattro anni consecutivi ha dovuto rinunciare a metà percorso o poco più avanti ma intanto queste prove le sono servite per affinare le armi, contro le meduse, l’avvistamento di squali e quant’altro le potesse procurare delle difficoltà. E alla fine ci è riuscita, nel 2013.
Oggi la nuotatrice si gode i frutti della propria notorietà e il film che è uscito recentemente su Netflix in suo onore. La sua storia viene raccontata magistralmente da due colossi cinematografici, quali Annette Bennigs che interpreta Diana e la sua amica del cuore, Jodie Foster, fondamentale per la riuscita della sua impresa. Nel film vengono raccontate per filo e per segno tutte le difficoltà del caso, a partire dalla necessità di nutrirsi e idratarsi fino alla battaglia contro le meduse-cubo. Sicuramente la sua preparazione atletica l’ha aiutata ma non è stata l’unico ingrediente del suo successo: la squadra che l’ha accompagnata è stata fondamentale per la riuscita di questa impresa in un’età che potremmo definire senile.
La nuotata è durata 53 ore, praticamente tre giorni in mare aperto. La nuotatrice ha dovuto affrontare venti molto forti e ha vomitato diverse volte per aver ingerito acqua di mare. Nyad ha percorso circa 3,2 chilometri all’ora e questo ci fa comprendere che non puntasse alla velocità. Per mantenere il giusto ritmo cardiaco ha dovuto nuotare seguendo un certo tempo nei movimenti, un ritmo insomma come fosse una danza. Bisogna anche considerare che rimanere immersi nell’acqua per un tempo così lungo porta via calore corporeo, quindi il freddo diventa un altro nemico da sconfiggere. Inoltre non le è stato possibile dormire per due notti, diventa chiaro come la nuotatrice avesse una capacità di concentrazione senza pari, dichiarando lei stessa che utilizzava un suo metodo, cioè il contare le bracciate una dopo l’altra.
Non ha voluto mollare, nonostante gli insuccessi e quando è arrivata in Florida ha dichiarato che tutti possono raggiungere traguardi che apparentemente sembrano impossibili a patto di non credere ai limiti imposti dall’età e dalle convenzioni sociali. Chiaramente le cose non stanno proprio così, Nyad era un’atleta super preparata, ma la determinazione e la forza di volontà possono essere degli ottimi alleati in ogni situazione difficile che ci si presenta. Non è necessario nuotare da Cuba alla Florida per rimanere in forma e accogliere le sfide che la vita ci propone.
Bianca Folino