L’Occhio di gatto in cristalloterapia non è una pietra famosa come l’Occhio di tigre e di falco. Le informazioni riguardo questa pietra sono infatti piuttosto scarse. Il nome nasce dalla sua somiglianza con l’occhio del felino, è di colore grigio e al suo interno c’è una striatura più scura, che ricorda la pupilla di un gatto. I riflessi argentei, sono invece dovuti alla presenza di orneblenda, un quarzo.
È una pietra dalla forte spiritualità, purifica e protegge l’aura. Ha un effetto amplificatore sull’intuizione e la consapevolezza, soprattutto se utilizzata in combinazione con altri cristalli. È un valido supporto anche per la creatività e per tutte le capacità psichiche. A livello esoterico è stata a lungo considerata la pietra portafortuna dei mistici. Si crede infatti, che porti sulla strada della saggezza. Favorisce la chiaroveggenza, si affianca al lavoro dei guaritori e protegge dagli spiriti maligni. A livello fisico invece, difende dai disturbi agli occhi. La leggenda vuole che conferisca una migliore visione notturna, proprio come i gatti. Allevia il mal di testa e riduce irritabilità e stanchezza. Viene impiegata anche nel caso di crisi respiratorie o in malattie croniche che riguardano bronchi e polmoni. A livello mentale, lavora sull’interiorità, aiutando a vedere le cose con più chiarezza, per arrivare con più facilità alla risoluzione dei problemi.
È una pietra che previene lo stress e rende più forti e determinati di fronte gli ostacoli. Viene pulita con della semplice acqua e accetta la luce diretta del sole e della luna. Si indossa comunemente come pendente in una collana o in un bracciale per ottenere il suo beneficio, oppure tenuta tra le mani durante la meditazione, o ancora dentro la federa di un cuscino, dove si dice, favorisca il buon sonno.
Sonia Filippi