Paesaggi lacustri, nostalgia e spy story

Di certo non ha bisogno di presentazioni, Fabio Pedrazzi, una delle anime della PlaceBook Publishing & Writer Agency che ha da poco dato alle stampe “L’albero delle noci” logico seguito de “La casa dell’inglese”. Ma non solo, proprio in questi giorni ha ricevuto il secondo premio del concorso “Alda Merini” organizzato dalla Nuova Accademia dei Bronzi: argento per una sua poesia. Lo abbiamo intervistato per i lettori di Kukaos.

Perché hai deciso di scrivere “La casa dell’inglese”?

È nato quasi per caso. Avevo voglia di fare un tuffo nel passato, nella mia adolescenza… senza per questo infilarmi in un romanzo autobiografico. La Casa dell’Inglese è un luogo che ho vissuto da ragazzo… e visto che già allora era avvolto nel mistero, da giallista gli ho costruito attorno una spy story.

Quanto è autobiografico il personaggio di Paul Morigi?

Molto. Anche se ho modificato alcuni dettagli… per esempio, ne La Casa dell’Inglese si evince che i parenti di Morigi erano quelli del padre, in effetti erano quelli di mia madre… i suoi ricordi, invece, sono veri, cambiando i nomi ovviamente… un aneddoto curioso, nel libro Paul Morigi ricorda di una sua storiella adolescenziale con Amalia, una ragazza di Claino… la vera Amalia, che si chiama in un altro modo, leggendo il libro si è riconosciuta e mi ha fatto scrivere dal nipote per avere una copia autografata del volume.

E perché hai scelto gli Stati Uniti come suo paese di origine?

Mi serviva creare uno stacco tra il Paul Morigi attuale con quello che avrebbe rivissuto gli anni delle sue “vacanze italiane… poi mi serviva anche che fosse un giornalista investigativo con una visione americana del giornalismo.

Quanto ti piacerebbe vivere in quei luoghi che ritrai?

Se ti riferisci a New York… per niente. Utilizzo spesso quella città perché ha un suo fascino… e per dare un taglio internazionale ai miei gialli.

L’albero delle noci” è il seguito, perché hai deciso di dare un seguito alla storia?

Il progetto prevede una trilogia… e alcune questioni de La Casa dell’Inglese erano rimaste aperte, così come è rimasto aperto uno spiraglio ne L’albero delle noci… il cui seguito sarà un’altra spy story. Quindi la trilogia sarà composta da due spy story e un thriller.

Come hai scelto i titoli di questi due libri?

Il primo, La Casa dell’Inglese, era quasi obbligatorio… tutto gira intorno a quel posto… per il secondo, beh, tu hai letto il libro e mi sembra che attorno a quell’albero succedono cose strane.

Tu sei un giallista e uno scrittore di spy story, come ti sei trovato nelle descrizioni dei paesaggi lacustri e degli stati d’animo del protagonista?

La descrizione dei paesaggi, che siano lacustri o meno, devono portare il lettore nelle atmosfere che vivono i personaggi… così come i loro stati d’animo. Tutto deve essere collegato lasciando però spazio al lettore, alla sua fantasia e al suo vissuto… prediligo una lettura che interagisce con ciò che scrivo a una lettura bloccata da paletti descrittivi.

L’impressione è quella che i tuoi libri siano legati da un filo comune… come se una storia richiamasse l’altra, ci spieghi perché?

A parte un libro, che al momento è inedito, tutti miei lavori sono delle serie, quindi è ovvio che i libri siano collegati tra di loro… ma lo sono solo in parte, diciamo che è la temporalità che li fa camminare nel tempo creando un legame tra di loro.

E perché preferisci nominare i capitoli come scena uno, scena due e via così?

Fin dal primo: IM Imago Mortis, ho sempre visto i miei lavori come canovacci per il cinema o la televisione… una sorta di sceneggiatura messa in prosa. Questo mi deriva anche dal fatto che ho scritto per il teatro, ecco anche l’uso estremo dei dialoghi per raccontare una storia.

A cosa stai lavorando?

Al momento sto lavorando a una nuova serie dedicata al mondo del fumo lento… dei sigari Toscani in particolare. Come avrai notato, visto che hai letto i miei libri, i miei protagonisti fumano tutti il sigaro… in Humidor ho, utilizzando i personaggi della serie di Città in Giallo, dedicata a Roma, ho approfondito quel mondo, cercando di portare il lettore a conoscerne i segreti e la sua magia. Fumare un sigaro è quasi un rito.

Hai mai scritto poesie?

Sì, da giovane, diciamo fino agli anni ’90… poi mi sono dedicato solo alla giallistica.

Però, per gioco che per scommessa, ho inviato una poesia a un premio: Poeti per Alda Merini promosso dalla Nuova Accademia dei Bronzi… ho vinto la targa d’argento.

Cose strane della vita.

Bianca Folino