Passeggiata tra leggende e realtà

In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso. (Aristotele)

Qualcosa di meraviglioso è poter passeggiare tranquillamente immersi tra la natura; alternativa ideale per alleggerire lo stress quotidiano e trascorrere una domenica diversa dal solito, alla Cava dei Servi, lontano da divani e tv spazzatura. La Cava oasi naturale del Tellesimo un affluente del fiume Tellaro si estende nella parte sud-orientale della Sicilia tra il territorio di Siracusa e di Ragusa. La parte iniziale sita in contrada San Giacomo Bellocozzo è diventata da qualche anno Riserva Naturale, è facilmente raggiungibile e suscita particolare interesse per gli amanti della natura e non.

Prende il nome dai Servi di Dio, un gruppo di frati Cappuccini dediti all’eremitaggio che ritennero il luogo adatto alla meditazione. La sua conformazione è piuttosto varia: si alternano zone verdi e pianeggianti, gole profonde, falesie mozzafiato traforate da grotte calcaree quasi inaccessibili che racchiudono un passato archeologico prezioso, nonché eccezionale. Sul colle Cozzo Croce si possono ammirare infatti necropoli e dolmen risalenti all’età del bronzo e grazie al ritrovamento di anfore e vasi contenenti ceneri umane si può affermare che la cava fu abitata dall’uomo sin dalla preistoria.

Il paesaggio offre scenari naturalistici particolarmente suggestivi che sembrano usciti da un sogno, conservano un ecosistema ancora integro di flora autoctona che garantisce un habitat naturale ad una fauna sempre più in via di estinzione. Seguendo il percorso del fiume troviamo i maestosi alberi di querce e lecci che imponenti si alzano verso il cielo lasciando filtrare quei pochi raggi solari sufficienti a riscaldare l’animo. Respirando aria fresca e pulita ossigeniamo polmoni e mente; è il momento propizio per connetterci con l’universo e guardando non solo con gli occhi della realtà ma pure con gli occhi del cuore tutto ciò che ci circonda, è obbligo ringraziare la natura per le meraviglie che ci dona. Pace e serenità le sole priorità.

Tra la folta vegetazione si distingue la Gariga, tipica formazione di cespugli e arbusti fra i quali troviamo il predominante Thymus Capitatus ovvero “u satarieddu” il cosiddetto Timo selvatico, un’erba aromatica dal sapore leggermente piccante ma gradevole, utilizzata spesso per cucinare svariate pietanze. La sua essenza è molto amata dalle api che succhiandone il polline producono un delizioso miele aromatico, appunto il miele di timo. Apprezzato in tutto il territorio ibleo e non solo, è un antisettico naturale, espettorante, calmante della tosse, rinforza il sistema immunitario e può essere di aiuto per chi soffre di flatulenze e gas intestinali.

Utilizzato come sostituto dello zucchero, ottimo per la preparazione di dolci. Apriamo una parentesi per riportare una ricetta a me cara. Si tratta di biscotti tipici del ragusano che di solito a casa mia si preparavano nel periodo natalizio. I “mustazzola” Ingredienti: miele, acqua, scorzetta di arancia, mandorle abbrustolite, farina di grano duro quanto basta e un pizzico di lievito. Preparazione: far bollire insieme la stessa quantità di acqua e miele, aggiungere la scorzetta di arancia e le mandorle abbrustolite; a seguire la farina setacciata ed infine il lievito. Impastare velocemente e trasferire l‘impasto ottenuto che deve risultare compatto e morbido su una spianatoia. Lavorare con le mani ancora un po’ formare dei cilindri e ricavare dei rombi da adagiare su una teglia infarinata. Infornare e cuocere fino a doratura.

Chiusa parentesi ritorniamo da dove avevamo interrotto. Il torrente Tellesimo attraversando la cava forma l’uruvu ra Campana cioè il Gorgo della Campana, un laghetto circolare di cui tuttora non si conosce la profondità. Da vecchie credenze popolari emerge che addirittura sia senza fondo e che se qualche impavido nuotatore volesse immergersi nelle fresche e limpide acque verrebbe risucchiato all’istante. Pare che anni or sono un contadino arando la terra sia stato vittima di un misterioso e tragico incidente, improvvisamente i due buoi che trainavano l’aratro si imbizzarrirono, forse spaventati da qualche spirito del posto, correndo all’ impazzata si scaraventarono dentro il gorgo trascinando giù anche il povero uomo. Da allora non si seppe più nulla. Si vocifera anche che nei pressi del gorgo ogni sera a mezzanotte una campana suoni, ma che solo in pochi, cioè i prescelti possono sentirne i rintocchi. E siccome la fantasia della gente non ha limiti, in un sito da favola quale la cava è, vi sono stati attribuiti tanti racconti di maledizioni e “truvature”.

Di certo non possono mancare storie fantasiose di ladri, di briganti e di ingenti bottini nascosti nelle “rutte”cioè nelle grotte e in altri posti oscuri e segreti. Protetti da misteriose creature e sigillati da incantesimi tanto strani quanto pericolosi, a volte legati anche da patti di sangue che aspettano da decenni per non dire da millenni, di essere “spignati” (annullare l’incantesimo) e prelevati da qualche arduo e baldo avventuriero, disposto a tutto pur di arricchirsi. Attenzione però, se tutto il rituale non si svolge in modo corretto si rischia di mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri. Nella migliore delle ipotesi al posto dei tanto ambiti “marenghi ri oru” (monete di oro) si possono trovare solo “scorci ri barbaini” (gusci di lumache). Racconti popolari molto diffusi, esistenti da intere generazioni e tramandate di padre in figlio. Leggende o realtà? Eppure c’è gente che si è arricchita dal nulla, senza un perché…

Maria Gulino