E’ con la silloge “Piove silenzio” che Danila Russo entra a far parte della famiglia PlaceBook Publishing & Writer Agency. Abruzzese di nascita, ama molto la sua terra e fin da bambina ha coltivato l’amore per la Poesia. Laureata in Lettere antiche per scelta, perchè è convinta che chi non si conosce sia legato da un invisibile filo rosso e visto che gli avi della nonna avevano nomi derivanti dalla mitologia greca, ha voluto approfondire studi classici. E’ altresì convinta che la vita sia una specie di altalena dove il dolore, che ciclicamente torna a essere presente, si alterni a una felicità senza pari. Questa è la sua terza silloge poetica, dopo “Ninfea-scviolano lungo le vene pezzi di cuore fra rabbia e amore” e “Scripta Sparsa”. Da ormai un decennio cura la rubrica radiofonica “Poeticherie” sulla web radio juiceradioitalia.it. L’abbiamo intervistata per i lettori di Kukaos.
Tre frasi che raccontano chi sei?
Lascio che siano i grandi autori a tratteggiare alcuni aspetti di quello che credo sia (impossibile averne certezza) il mio modo d’essere:
“Nessun possesso è gradevole, se non si condivide con gli altri”
(Seneca, da Lettere a Lucilio)
“Se scrivo ciò che sento è perché in tal modo diminuisco la febbre di sentire”
(F.Pessoa, da Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares)
“(…) ma fa che con un’ultima dolcezza io rivesta il tuo passo che se ne va”
(V. Majakovskij a Lilia Brick da Invece di una lettera)
Com’è nata la tua passione per la Poesia?
La passione per la poesia la devo a mia madre, che da bambina, per farmi addormentare, declamava le poesie che aveva imparato a memoria a scuola. Penso che quello sia stato il primo seme. Poi l’incontro vero e proprio è stato, inevitabilmente, a scuola: da bambina non ricordavo mai la vita degli autori, a volte nemmeno il nome, ma solo le immagini impresse dentro di me dai versi. “Il naufragar m’è dolce in questo mare”, “quando ti corteggian liete le nubi estive”, “erano trecento, erano giovani e forti e sono morti”, questi i primissimi ricordi.
Ho iniziato a scrivere poesie durante la prima adolescenza per bisogno di tirare fuori quello che non riuscivo a tenere dentro, mi riempivo di emozioni avevo necessità di renderle, in qualche modo, tangibili.
Come hai scelto il titolo di questa silloge?
Il come si scoprirà dopo aver letto la silloge fino alla fine, ma posso svelare il perché. “Piove silenzio” è una frase che considero ossimorica, in quanto avvicina, in maniera contrastiva, il rumore della pioggia al silenzio. L’ossimoro è una figura retorica che mi rappresenta molto. Sicuramente è anche un’immagine metaforica, dentro la quale ognuno può trovare la sua personale interpretazione. Inoltre, mi piaceva il rendere transitivo un verbo intransitivo.
Che significato ha per te il vento?
Il vento è il mio fenomeno meteorologico preferito.
Amo il vento quando rende il mare burrascoso e io resto lì a guardare le onde e a farmi avvolgere e rinfrescare i pensieri.
Associo il vento alla libertà, ha una forza indomabile, va dove vuole ed è persino invisibile, riesce a spazzare via tutto, e mi piace pensare che porti via i pensieri negativi.
È il vento che fa volare gli aquiloni, ma il filo li tiene legati alla realtà, una realtà che troppo spesso è solo apparenza e convenzione. Col vento si può volare restando fermi.
Il vento può anche essere associato a tormento e difficoltà nel procedere, certo, ma ci insegna come andare avanti nelle avversità.
Penso, in ultimo, all’immagine romantica che ci fornisce Dante: nel girone dei Lussuriosi ha scelto la bufera infernal che, come la passione amorosa, trascina gli spiriti e avvinghia Francesca e Paolo in un abbraccio eterno, dentro un amore che solo la morte ha reso possibile.
E il cielo abitato dalle nuvole?
Sarà capitato a tutti di sdraiarsi e guardare il cielo. Nelle limpide giornate di sole, il colore blu e uniforme del cielo è bellissimo, ma statico. È con le nuvole, il loro movimento, le loro forme, che il cielo prende vita e si muove. Secondo me, attraverso le nuvole, il cielo partecipa al sentire di chi lo osserva.
Nei tuoi versi ci sono anche immagini quotidiane, quasi casalinghe…
Sì, alcune poesie sono piuttosto liriche, ispirate alla quotidianità della mia infanzia. Con l’età adulta mi sono resa conto di quanto mi mancassero certi sapori, odori, immagini di un tempo. Quando dietro casa c’era la campagna e andavo con mia madre a cogliere le more, oppure giocavo con i miei cugini a dar da mangiare alle galline. La poesia mi ha permesso di riassaporare quei ricordi e dar loro una seconda vita.
Cosa vuol dire essere innocenti?
L’innocenza è una prerogativa dei bambini. L’essere umano nasce innocente; poi nel corso della vita, in base al contesto familiare, ambientale e sociale in cui vive, questa innocenza viene risucchiata.
Lo sguardo bambino è innocente, ma ci sono adulti che conservano questo sguardo: penso, per esempio, alla poetessa Livia Chandra Candiani, che conserva nella voce e negli occhi una luce d’innocenza che ci arriva ancor prima della sue parole. Oppure a Mario Benedetti, poeta italiano scomparso nel 2020, al quale ho dedicato una poesia in questa silloge.
Sono convinta che gli adulti possano e debbano ritrovare l’innocenza perduta, magari anche attraverso la meditazione o lo yoga, pratiche che permettono di guardarsi dentro, perché l’innocenza è ancora lì da qualche parte nel profondo di noi, e se riuscissimo a tirarla fuori, saremmo persone migliori.
Come promuoverai il tuo libro?
Non vedo l’ora di incontrare la gente. La parte migliore del promuovere un libro è l’incontro, il confronto e l’empatia che la Poesia (non i versi che scrivo, ma proprio la Poesia) riesce a creare. È bellissimo!
Partirò sicuramente dalla mia città, Lanciano, e dalla Libreria D’Ovidio, una libreria che è un posto magico: non appena si entra si viene sommersi letteralmente dai libri, ci si può perdere cercando e leggendo e sedendo e osservando. I librai non sono meri venditori, ma attenti lettori, e scrutatori dell’animo umano. Bisogna venire a visitarla, per capire davvero. Successivamente vorrei provare ad organizzare reading poetici insieme alla collaborazione di altri artisti, ma è un’idea ancora in cantiere.
E cosa vorresti arrivasse ai lettori dei tuoi versi? Cosa vorresti che conservassero?
Ho sempre pensato alla poesia come una freccia, che viene scagliata da chi scrive e arriva a chi legge, ma quando arriva può non portare lo stesso messaggio di quando è partita.
Vorrei che il lettore facesse propri i miei versi, che ritrovasse dentro ai miei versi la sua esperienza, per condividere empaticamente le stesse emozioni. Sicuramente non potrà riconoscersi in tutto, ma basta un’immagine, una parola, un verso, un ricordo.
Mi auguro che chi legge possa conservare, e tenersi stretto dentro, sé stesso/a. La poesia è uno dei tanti modi per arrivare al centro di sé.
Ci racconti qualcosa delle tua esperienza radiofonica?
In occasione della pubblicazione della prima silloge poetica, Ninfea, conobbi Manuel Rosini che mi chiese di esser intervistata nella sua web radio, Juice Radio Italia, che stava allora facendo i suoi primi passi.
Durante quell’intervista si creò subito una sintonia di voci e anima fra di noi, che portò Manuel a pensare di creare una rubrica letteraria: nacque così Poeticherìe.
L’intento di Poeticherìe è avvicinare la poesia, e in generale la letteratura e l’arte, ad un pubblico più ampio, e magari anche lontano da contesti letterari, dando spunti di riflessione, innescando curiosità e creando un dialogo emotivo aperto. Vogliamo scardinare lo stigma della poesia elitaria. La poesia raggiunge tutti e tutti possono aprirsi ad essa.
Quella della radio è un’esperienza che mi riempie e diverte molto, e ci tengo a sottolineare che Juice Radio Italia è una radio libera sotto ogni aspetto. Invito i lettori a sintonizzarsi su juiceradioitalia.it oppure ascoltare i nostri podcast su Spreaker.
Bianca Folino